मनुस्मृति

manusmṛti

Published: Oct 17, 2020 by

न भक्षयति यो मांसं विधिं हित्वा पिशाचवत् ।
स लोके प्रियतां याति व्याधिभिश्च न पीड्यते ॥ ५० ॥

na bhakṣayati yo māṃsaṃ vidhiṃ hitvā piśācavat |
sa loke priyatāṃ yāti vyādhibhiśca na pīḍyate || 50 ||

In questi versi della manusmṛti, Le leggi di manu, si dice che chi non (na) mangia (bhakṣayati, 3ª p. sg. pres.) carne (māṃsam, acc. sg. n.), abbandonando (hitvā, assolutivo ind.) la regola (vidhim, acc. sg. m.) come (vat, ind.) i piśāca (una classe di demoni così chiamati per la loro passione per la carne, Sani) egli (sa) è caro (priyatāṃ, sf. acc.) nel mondo degli esseri umani (loke, loc.) e (ca) non (na) afflitto (pīḍyate, 3ª p. sg. pres. pass) da malattie (vyādhibhyaḥ).

Il verso successivo sentenzia:

अनुमन्ता विशसिता निहन्ता क्रयविक्रयी ।
संस्कर्ता चोपहर्ता च खादकश्चेति घातकाः ॥ ५१ ॥

anumantā viśasitā nihantā krayavikrayī |
aṃskartā copahartā ca khādakaśceti ghātakāḥ || 51 ||

Colui che permette (anumantā, anumantṛ-, agg. nom. sg. m), che seziona (viśasitā, viśasitṛ-, sm. nom. sg.), che uccide (nihantā,nihantṛ-, nom. sg. m.), che compra e vende (krayavikrayī , krayavikrayin-, agg. nom. sg. m.), che cucina (saṃskartā, saṃskartṛ-, agg. nom. sg. m) e (ca) serve (upahartā, upahartṛ-, agg. nom. sg. m) e (ca) mangia (khādakaś, khādaka- sm. nom. sg. m.) in questo modo (iti) [sono] assassini (ghātakāḥ, ghātaka,nom. pl. m.)

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vānaprastha
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van- , vb. cl. 1, piacere, amare, sperare, desiderare; ottenere, acquisire; conquistare, vincere;

liṅgam
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“Generalmente la centralità nei templi dedicati al Dio spetta al liṅga. Esiste una molteplicità di liṅga. Rappresentazione della potenza allo stato puro prima e nonostante la manifestazione, il liṅga è l’emblema per eccellenza di śiva, esso rappresenta parzialmente l’energia sessuale e la procreazione, ma è soprattutto potenza distruttrice: se il liṅga, a causa di una maledizione, si stacca dal corpo di śiva e cade a terra l’universo si spegne o comincia bruciare ogni cosa, finché non viene posta nella yoni di parvatī ove la sua forza distruttrice si placa; la yoni rappresenta la base su cui il liṅga è istallato, simbolo della śakti con la quale il Dio è perennemente unito. Nei pancamukha-liṅga (liṅga con cinque volti) ci sono in realtà quattro volti, il quinto è il liṅga come forma trascendente di śiva. Nei sancta sanctorum dei templi i la mūrti che si incontra più frequentemente non è una vera e propria mūrti, bensì il liṅga che prima di essere un oggetto concreto di culto è il segno di una Realtà sottile che permea tutte le cose: “il liṅga è nel fuoco per coloro che si dedicano ai riti, nell’acqua, nel cielo, nel sole per gli uomini saggi, nel legno e in altri materiali solo per gli sciocchi; ma per gli yogin è nel proprio cuore. (īśvara-gītā, Il Canto del Signore [śiva]). Gli śivaliṅga sono infiniti, dice lo śiva-purāṇa, e l’intero universo è fatto di liṅga giacché tutto è forma di śiva e null’altro esiste realmente; il liṅga in altre parole è il brahman (īśvra-gītā 10, 1 e 3).”