īśopaniṣad 9



अन्धन्तमः प्रविशन्ति येऽविद्यामुपासते ।
ततो भूय इव ते तमोय उ विद्यायां रताः ॥ ९ ॥


andhantamaḥ praviśanti ye’vidyāmupāsate |
tato bhūya iva te tamoya u vidyāyāṃ ratāḥ ||9||

Traduzione parola per parola
Le cieche (andham) tenebre (tamaḥ) raggiungono (praviśanti) coloro (ye) che adorano (upāsate) l’ignoranza (avidyām)
oppure (u) allo stesso modo (iva) divengono ancor più (bhūyas) oscuri (tamaḥ) coloro (ye) [che sono] gratificati (ratāḥ) nella conoscenza (vidyāyām)

Traduzioni:

Carlo della Casa, Upaniṣad, Utet 1976
Precipitano in cieche tenebre coloro che credono nell’i­gnoranza e in tenebre ancor più fitte, per così dire, coloro che della conoscenza [soltanto] si compiacciono.1

Louis Renou, L’Hindouisme, PUF 1951
Il entrent dans d’aveugle ténèbres ceux qui croyent en le non-devenir;
Dans plus de ténèbres encore ceux qui se plaisent dans le devenir.

Raphael, Upaniṣad, Bompiani 2010
In cieche tenebre entrano coloro i quali venerano l’avidyā,
e in tenebre ancora più profonde coloro i quali, ahiloro, si compiacciono della vidyā.

Raphael, Cinque Upaniṣad, Āśram vidya 1974

S’impigliano in cieche tenebre coloro che si lasciano guidare dalla non-conoscenza.
Altrettanto s’impigliano in un’oscurità piu profonda coloro che sono attratti dalla conoscenza.2

Aurobindo, Sri Aurobindo Ashram Trust 2003
Into a blind darkness they enter who follow after the Ignorance, they as if into a greater darkness who devote themselves to the Knowledge alone.

Pio Filippani Ronconi, Upaniṣad antiche e medie, Boringhieri 1960
Entrano in cieche tenebre coloro che si danno all’ignoranza,
ed in tenebre maggiori di queste coloro i quali si rallegrano della scienza.


andham, agg. acc. sg. di andha, cieco, scuro; andha sn. oscurità
tamaḥ sn. acc. sg. di tamas, oscurità, buio, tenebre (anche pl.), tenebre dell’inferno; oscurità mentale, ignoranza.
praviśanti, vb.cl. 6 P. Ā., 3ª pl. pres. indic. di pra√viś-, entrare, andare dentro, raggiungere, arrivarea
ye, pron. nom. pl. di yad-): il quale, chi, che, cosa
avidyām sf. acc. sg. di avidyā-, ignoranza, illusione, māyā
upāsate, vb. cl. 2 P., 3ª p. pl. pres. indic. di upās (upa√ās), sedersi a lato di, sedere vicino per onorare; servire, onorare, riverire, rendere omaggio, adorare


tataḥ, pron. abl. sg. di tat, da quel luogo, di là, al che, allora, in seguito
bhūyas, agg. nom. sg. bhūyas, che diviene, che diviene in aumento, che abbonda di
iva, avv. – così, allo stesso modo
tamaḥ , sn. acc. sg. di tamas, oscurità, buio, tenebre (anche pl.), tenebre dell’inferno; oscurità mentale, ignoranza.
ye, pron. nom. pl. di yad-): il quale, chi, che, cosa
u, 1- congiunzione enclitica usata frequentemente nei veda, e, anche, inoltre, d’altra parte. 2- particella che implica assenso, chiamata, comando
vidyāyām, sf. loc. sg. di vidyā, conoscenza, scienza, insegnamento, erudizione, sapere
ratāḥ, agg. nom. pl. di rata-, contento, lieto, gratificato

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NOTE:

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  1. Ignoranza è attibuire il carattere di realtà, più o meno esclusiva, alla plu­ralità fenomenica; conoscenza è riconoscere la sola realtà dell’Uno-tutto. Nelle str. 9-10 si condanna il ricorso esclusivo all’una o all’altra; nella str. II si tenta una conciliazione tra via dell’azione e via della conoscenza: la prima aiuta a giungere fino alla morte (mṛtyuṃ tīrtvā), ossia a vivere la vita terrena con le sue necessità e le sue istanze, perché l’esperienza inferiore è gradino indispensabile sulla scala dell’ascensione dello spirito.
     

  2. Coloro che sono guidati dalla conoscenza dei Riti o karman andranno a dimorare nel mondo degli antenati e coloro che seguono la conoscenza-meditazione sulle Divinità andranno nel mondo celeste; sono le due strade dei Deva-yāna e dei Pitri-yāna. Ma nell’un caso e nell’altro l’individuo ritorna ad incarnarsi.
    La vera Liberazione si ottiene quando ogni moto traslatorio verso il soggetto-oggetto viene a cessare.
    E’ bene tener presente che questa upanishad attribuisce al concetto di « non-conoscenza » il significato di semplice azione rituale, adorazione degli antenati ecc., caratteristiche de’ll’uomo comune; mentre al concetto di « conoscenza », la meditazione sulle Divinità-potenze o Deva.
    « Il mondo degli Dei è conquistato tramite la meditazione ( vidya) ». (Bṛhad-āranyaka up. I, V, 16)
    Al di là dell’ignoranza e della stessa conoscenza esiste l’Uno-senza-secondo, al di là del finito e dello stesso infinito trovasi il Brahman incondizionato.