rudra namakam 1 - ṛk 10



pra muñca dhanvanastvamubhayorārtniyorjyām |
| pra | muñca | dhanvanaḥ | tvam | ubhayoḥ | ārtniyoḥ | jyām |
| prima |lascia andare |arco | tu |di entrambe | due estremità | corda |

Tu (tvam) lascia andare (pramuñca) la corda (jyām) [che collega] entrambe (ubhayoḥ) le estremità (ārtniyoḥ) dell’arco (ārtniyoḥ).
Allenta la corda che unisce le due estremità dell’arco |
yāśca te hasta , iṣavaḥ parā tā bhagavo vapa ||10||
| yāḥ | ca | te | haste | iṣhavaḥ | parā | tāḥ |bhagavaḥ | vapa |
| quelle | e | in mano | frecce | lontano |quelle | Dio, divino |lancia

E (ca) lancia (vapa) lontano (parā) quelle (te) frecce (iṣhavaḥ) [che tieni] in mano (haste), o Signore (bhagavaḥ).
e proietta lontano, o Signore, quelle frecce che stringi tra le tue mani |

traduzione di Rajagopala Aiyar Versione 1:
O Bhagavān Rudra, distendi le corde del Tuo arco dalle due estremità. Nascondi anche le frecce che hai in mano.
Versione 2:
O Bhagavān Rudra, allenta la corda del Tuo arco da entrambe le estremità. Rimuovi dalla vista le frecce dalle Tue mani.

esplorando i commentari Il metro di questo ṛk è anuṣṭubh.
1. sāyaṇācāryabhāṣyam
he bhagavo bhagavan pūjāvan mahad aiśvarya saṃpanna rudra tvaṃ dhanvanastvadīyasya dhanuṣa ubhayorārtniyoḥ koṭyoravasthitāṃ jyāṃ maurvīṃ pramuñcāvaropaya ।
yāḥ te hasta iṣavaḥ vartante tā api parāvapa parityaja ।

O (he) Bhagavan (bhagavo), signore (bhagavan) adorato (pūjāvan) dotato (saṃpanna) della condizione di potente signore (aiśvarya), Rudra (rudra), tu (tvaṃ) [sei] l'arciere (dhanvanaḥ) del tuo (tvadīyasya) arco (dhanuṣa) situato (avasthitāṃ) tra le due (ubhayoḥ) estremità (koṭyoḥ) della corda (ārtniyoḥ). Rilascia (pramuñcā) la corda (jyāṃ) fatta di fibra (maurvīṃ) [e] abbassala (avaropaya). Quelle (yāḥ) frecce (iṣavaḥ) che sono presenti (vartante) nella tua (te) mano (hasta), anche quelle (tā api) abbandonale completamente (parāvapa parityaja).

2. Baṭṭabāksara
atra namaste rudretyārabhya navabhirmantraiḥ kruddhaṃ devaṃ prasādyātaḥ paraṃ tasyopasaṃhārakāraṇānyupasaṃhārayituṃ prakramate
Ora (atra), con i (primi) nove (nava) mantra (mantraiḥ) che iniziano (ārabhya) con 'namaste Rudra' (namaste rudre)..., [il devoto] propizia (prasādyātaḥ) il Dio (devaṃ) arrabbiato (kruddhaṃ), [che è] Rudra. D'ora in poi (tataḥ), (il devoto) inizia (prakramate) a far sì che (Rudra) ritiri (upasaṃhārayituṃ) le supreme (paraṃ) cause (kāraṇān) di quella (tasya) distruzione (upasaṃhāra).
tatra dvau pratyakṣakṛtau mantrau tritīyaḥ parokṣakṛtaḥ ।
I primi (dvau) mantra (mantrau) si rivolgono direttamente (pratyakṣakṛtau) a Rudra, mentre il terzo (tritīyaḥ) si rivolge a Lui indirettamente (parokṣakṛtaḥ), [cioè in terza persona].
Colui che possiede bhaga è chiamato bhagavan. Nel viṣṇu purāna (6.5.74) si dice che:

aiśvaryasya samagrasya dharmasya yaśasaḥ śriyaḥ ।
jñānavairāgyayoścaiva ṣaṇṇāṃ bhaga itīraṇā ॥

Della completezza (samagrasya) della sovranità (aiśvaryasya), della giustizia (dharmasya), della fama (yaśasaḥ), della prosperità (śriyaḥ), e anche (caiva) della conoscenza (jñāna) e del distacco (vairāgyayoḥ), [questi] sei (ṣaṇṇāṃ) [sono] noti (itīraṇā) come Bhaga (bhaga).

3. Rajagopala Aiyar
1. Bhāskara dice - dopo aver implorato Rudra per la rimozione della Sua ira nei ṛk 1 e 9, nei versi da10 a 15 si chiede la rimozione delle armi. I ṛk 10 e 11 si rivolgono direttamente a Lui e il 12 indirettamente.
A. Śaṅkara sostiene che la richiesta di deporre le armi è espressa nei ṛk da 10 a 15. Anche se ciò è stato già menzionato nel ṛk 4, poiché la paura nasce dalla loro vista, si formula nuovamente la preghiera, questa volta con maggiore dettaglio.
2. Il possesso dei seguenti sei attributi è chiamato bhaga - potere, valore, fama, ricchezza, conoscenza e rinuncia. Rudra li possiede tutti, quindi è chiamato bhagavān."
3. pramuñca - poiché nessun altro all'infuori di Rudra potrebbe sollevare il Suo arco pināka e disarmarlo, gli viene chiesto di farlo Lui stesso.
4. parāvapa - Il bhāratam racconta che quando Arjuna fu portato per la seconda volta in stato onirico per apprendere il mantra riguardante il pāśupatāstra, trovò l'arco pināka in un lago, sibilante e minaccioso. Le frecce di Rudra sarebbero altrettanto vive e minacciose. Pertanto, a Rudra viene chiesto di rimuovere le armi dalla vista.
Il rudram afferma "Il timore della mano alzata di Dio e delle Sue armi è il primo passo verso la saggezza".
Śaṅkara lamenta che Dio manda afflizioni agli uomini, affinché si stanchino del saṃsāra e si rivolgano a Lui, ma in pochi imparano la lezione. Le afflizioni sono le frecce di Rudra.


Note del curatore:
  1. bhaga, è l’insieme dei sei attributi che definiscono la perfezione divina o la sovranità.
    1. śakti (potere): Rappresenta la forza o l'energia. È l'abilità di compiere azioni e influenzare gli eventi.
    2. vīrya (valore): Si riferisce al coraggio, alla forza morale e alla capacità di agire con determinazione e vigore.
    3. yaśas (fama): Indica la fama e il riconoscimento ottenuto attraverso azioni meritorie e virtuose.
    4. śrī (ricchezza): Non solo ricchezza materiale, ma anche prosperità, splendore e benessere generale.
    5. jñāna (conoscenza): La saggezza, l'intelletto e la comprensione profonda delle verità universali.
    6. vairāgya (Rinuncia): L'indifferenza verso i desideri mondani e l'attaccamento alle cose materiali, che conduce a una maggiore comprensione spirituale e libertà interiore.
    Questi attributi insieme definiscono la natura completa e equilibrata di una divinità o di un essere illuminato, di un bhāgavan.
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  2. Il pāśupatāstra è un'arma mitologica estremamente potente descritta nei testi epici e puranici, in particolare nel mahābhārata.
    Quest'arma viene considerata una delle più distruttive e potenti armi esistenti, attribuita al dio Śiva, che è anche conosciuto come pāśupati, il signore degli esseri viventi.
    Viene descritta come un'arma donata da Śiva stesso. Essa rappresenta il Suo potere distruttivo e contiene una frazione della sua immensa energia.
    L'uso del pāśupatāstra è associato a una distruzione immensa e incontrollabile. È detto che possa distruggere intere realtà o creazioni e viene spesso descritto come un'arma "ultima", da usare solo come ultima risorsa.
    L'uso dell'arma è vincolato da rigide condizioni etiche e morali. Non può essere usata contro nemici inferiori o meno potenti e richiede una grande disciplina spirituale e morale per il suo utilizzo. Viene sottolineato che l'uso improprio dell'arma può avere conseguenze catastrofiche.
    Nel mahābhārata, Arjuna riceve il pāśupatāstra da Śiva dopo un intenso ascetismo e devozione. Tuttavia, non lo utilizza nella guerra di kurukṣetra, rispettando le condizioni poste da Śiva per il suo utilizzo.
    Oltre al suo aspetto mitologico, il pāśupatāstra simboleggia anche la potenza della meditazione, della devozione e del controllo spirituale. La capacità di possedere e controllare un'arma tanto potente riflette una maturità spirituale elevata.
    Il pāśupatāstra è anche un mantra che deve essere imparato e recitato correttamente per invocare l'arma. Nel mahābhārata, Arjuna ottiene questo mantra da Śiva dopo severi atti di penitenza e devozione. Il mantra stesso è considerato estremamente potente e segreto, e rappresenta un aspetto fondamentale del controllo e dell'utilizzo dell'arma.
    Quindi, il pāśupatāstra è sia un'arma fisica mitica che un mantra sacro, entrambi legati alla divinità di Śiva. Questa doppia natura riflette il legame profondo tra il materiale e lo spirituale, dove oggetti e concetti fisici sono spesso visti come manifestazioni di realtà spirituali più profonde. Torna al testo




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La recitazione è dei Challakere Brothers.
Su www.saiveda.net il tutorial per la recitazione: tutorial


pramuñca, vb. cl. 6, 2ª p. sg. imp. pres. di pra√muc-, mettere in libertà, lasciare andare, liberare, sciogliere da (abl.); 2. allentare, slacciare, slegare, sciogliere, disfare;

pra, prefisso, 1. davanti; 2. prima; 3. (prefisso ad un aggettivo) eccessivamente, molto.

dhanvanaḥ, sn. gen. sg. di dhanva- (= dhánvan-), arco;

variante della base dhanus-, arco (RV)

tvam-, pron. m. nom. sg. di tvam, tu
ubhayoḥ, agg. f. gen. du., di entrambe

ubhá- agg. du. entrambi (RV; AV; ŚBr).
ubháya- agg. entrambi, di entrambi i generi, in due modi, in due maniere (RV);

ā́rtniyoḥ sf. gen. du. di ā́rtnī-, estremità di un arco, luogo in cui la corda è legata (RV; VS; ŚBr).
jyā́m, sf. acc. sg. di jyā́-, corda dell’arco (RV; AV; VS)


yāḥ, pron. rel. nom. sg. f. di yad, quelle
ca, cong., e haste, sm. loc. sg. di hasta-, in mano
íṣavaḥ, sf. nom pl. di íṣu-, frecce (RV; AV; VS; MBh)
parā avv., 1. lontano, via; 2. lungo, avanti,
tāḥ, pron., nom. pl. f. di tad, quelle
bhagavaḥ, sm. nom. sg. di bhagavat-, divino o adorabile

bhaga-, sm. “dispensatore”, I. signore benevolo, patrono (riferito agli Dei, spec. a Savitṛ), (RV; AV); buona fortuna, felicità, benessere, prosperità (RV; AV; Br; Yājñ; BhP);
√bhaj-, cl.1, 1. dividere, distribuire, ripartire o spartire (dat. o gen.); 2. condividere con (str.); 3. Ā. concedere, fornire, garantire, provvedere

vapa, vb. cl. 1, 2ª p. sg. imp. di √vap-, spargere. seminare, lanciare 2. essere sparso, coprire;



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