rudra namakam 1 - ṛk 3



yā te̍ rudra śi̱vā ta̱nūragho̱rā’pā̍pakāśhinī |
| yā | te | rudra | śivā | tanūḥ | a-ghorā | a-pāpa-kāśinī |

oh Rudra (rudra) che questa (yā te) tua forma (tanūḥ) non terrificante (a-ghorā) , che appare (kāśinī) senza errore (a-pāpa), [sia] propizia (śivā).
O Rudra, che questa tua forma non terrificante, che appare senza errore sia propizia |

tayā̍ nasta̱nuvā̱ śanta̍mayā̱ giri̍śantā̱bhi cā̍kaśīhi ||3||
| tayā | naḥ | tanuvā | śantamayā | giriśanta | abhicākaśīhi |

oh abitante delle montagne (giriśanta), attraverso la tua (tayā) forma (tanuvā) piacevolissima (śantamayā), illuminaci (naḥ + abhicākaśīhi).
O abitante delle montagne, attraverso la tua forma piacevolissima illuminaci |

traduzione di Rajagopala AiyarTu che dimori sul monte Kailāśā Parvata e conferisci la felicità,
Signore Rudra! Con quella tua forma che non è terribile, che non ci ferisce e che è di grande auspicio, guardaci e illuminaci.

commentario di Rajagopala Aiyar Il secondo ṛk pregava per la felicità mondana; questo terzo prega per la conoscenza spirituale che conduce al mokṣa o beatitudine.
La seguente tabella fornirà un'idea dell'approccio nel ṛk.
tabella Il Brāhmaṇa su questo afferma: "Rudra è veramente questo fuoco. Ha due forme; una è feroce e terribile, l'altra è gentile e benefica". La prima danneggia e ferisce, la seconda è anugrāhaka, śiva o benefica. Quella forma senza arma è descritta nel ṛk 3, e quella con l'arma nel Ṛk 4.

La preghiera è rivolta all'aspetto di Śiva che non è ghora o terribile,
(a) perché proclama la sua natura benefica non portando armi;
(b) quella forma che non causa sofferenza e miseria.
(c) Un'ulteriore interpretazione è quella di un aspetto che, attraverso il semplice ricordo o la meditazione su di esso, allevia le sofferenze causate dai peccati umani.

Abhinava Śaṅkara afferma che è quella forma che, conferendo ātma tattva jñānam - la conoscenza del sé, distrugge tutti i peccati.

abhicākaśīhi
(a) Risplendi di nuovo e di nuovo alla nostra vista, o appari davanti a noi ogni volta che pensiamo a te
(b) con questa tua forma lieta, guardaci con il tuo occhio di grazia.
(c) Guardaci bene, irradia e illumina noi. Ha in questo senso lo stesso significato della gāyatrī - farci realizzare il brahman.

giriśāntha
(a) Colui che abita sul monte Kailāsa e ne trae piacere.
(b) Colui che abita sul monte Kailāsa e allieta tutte le creature così facendo.
(c) Colui che abita nelle nuvole e allieta tutte le creature con una pioggia torrenziale.
(d) Colui che, abitando nei veda o nel praṇava oṃkāra, conferisce i quattro puruṣārtha.
(e) Colui che ha dichiarato attraverso la jābāla upaniṣad che conferirà mokṣa a coloro che ripetono i nomi di Rudra contenuti nel rudram senza altre sādhana.


Note del curatore:
  1. I quattro puruṣārtha costituiscono i quattro obiettivi o fini della vita umana.
    Rappresentano le aspirazioni fondamentali che guidano la vita di un individuo, cercando di offrire un equilibrio tra il materiale e lo spirituale. Questi quattro obiettivi sono:
    dharma: Rappresenta il dovere, la moralità, la giustizia, la legge e l'ordine sociale. Il dharma è considerato la base fondamentale della vita umana, che guida l'individuo a vivere in modo retto e in armonia con il mondo che lo circonda. Seguire il proprio dharma significa adempiere ai propri doveri etici e sociali in base alla propria età, casta, genere e posizione sociale.
    artha: Simboleggia la prosperità, la ricchezza e il successo materiale. artha fornisce i mezzi necessari per mantenere la propria vita e quella della famiglia, nonché per compiere il proprio dharma. La ricerca di artha deve essere equilibrata e non deve compromettere il dharma individuale o collettivo.
    kāma: Si riferisce al piacere sensoriale, all'amore, al desiderio e all'aspetto estetico della vita. kāma include il godimento delle arti, delle relazioni interpersonali e della bellezza della natura. Anche la ricerca del kāma deve essere condotta in modo da non soverchiare il dharma e l'artha.
    mokṣa: Significa liberazione o salvezza. È il fine ultimo della vita umana, l'aspirazione a liberarsi dal ciclo di nascita e morte (saṃsāra) attraverso la realizzazione del sé e l'unione con il divino. mokṣa rappresenta la liberazione da tutti i desideri terreni e l'ottenimento di una pace eterna e di una conoscenza trascendentale.
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  2. La jābāla upaniṣad è associata al ṛgveda e tratta principalmente di argomenti legati al saṃnyāsa, o rinuncia. Questa upaniṣad si distingue per il suo approccio diretto alle questioni della rinuncia e della ricerca della liberazione. Il saṃnyāsa è visto come un mezzo per raggiungere il mokṣa.
    Nella jābāla upaniṣad, si trova il concetto che la ripetizione (japa) dei nomi di Rudra, come presentato nel </i>śrī rudram</i>, sia sufficiente per ottenere il mokṣa senza la necessità di altre pratiche spirituali (sādhana).
    Questo insegna l'importanza e il potere della devozione e della ripetizione dei nomi divini come pratica spirituale.
    La nozione che la recitazione dei nomi di Rudra possa portare alla liberazione è un esempio di bhakti (devozione) che si traduce in grazia divina, permettendo al devoto di superare il ciclo delle rinascite.
    Nella jābāla upaniṣad i brahmacārin chiedono a Yājñavalkya come possano raggiungere l'immortalità attraverso la recitazione di mantra.
    v Yājñavalkya indica il śatarudriya (lo śrī rudram) come mezzo per ottenere l'immortalità, suggerendo che i nomi contenuti in esso sono effettivamente nomi dell'immortalità.

    atha hainaṃ brahmacāriṇa ūcuḥ kiṃ japyenāmṛtatvaṃ brūhīti |
    sa hovāca yājñavalkyaḥ ।
    śatarudriyeṇetyetānyeva ha vā amṛtasya nāmāni |
    etairha vā amṛto bhavatīti evamevaitadyājñavalkyaḥ | 3 |


    Allora (atha) i brahmacārin (brahmacāriṇa) gli chiesero (ūcuḥ), "Quali (kiṃ) mantra (japyena) dobbiamo recitare (brūhi) per ottenere (amṛtatvaṃ) l'immortalità (iti)?"
    Yājñavalkya (Yājñavalkyaḥ) rispose (hovāca), "Con il śatarudriya (śatarudriyeṇa iti)".
    Infatti (eva ha vā) questi (etāni) sono i nomi (nāmāni) dell'immortalità (amṛtasya)."
    "Con questi (etaiḥ) veramente (ha vā) si diventa (bhavati) immortale (amṛtaḥ) (iti)".
    Così (evam) veramente (eva) questo (etad), Yājñavalkya (Yājñavalkyaḥ) [ha detto]. Torna al testo



La recitazione è dei Challakere Brothers.
Su www.saiveda.net il tutorial per la recitazione: tutorial

, pr. rel. nom. sg. f. di yad-, la quale; te-, forma atona di tva-, pr. dat. ‘a te’ (dat.)
rudra, voc. di rudra-; o Rudra

√rud-, v. 2ª cl. Par. 1. gridare, strillare; 2. piangere, lamentarsi; 3. ululare; rumoreggiare.

śiva-, agg. f. di śiva-, propizia, favorevole, benevola …
tanūḥ, sost. nom. sg. f. di tanū-, corpo, persona, sé (spesso usato come proprio riferimento - ātman); forma o manifestazione
aghorā, agg. m., f., n. non terrificante


  • ghora-, as, ā. m, agg. terrificante, terribile, spaventoso, violento
  • √ghur-***, v. 6ª cl. par. gridare in modo spaventoso, spaventare con le proprie grida

a-, prefisso privativo davanti a consonante (an davanti a vocale)
apāpa-, agg. senza peccato, virtuoso, puro
kāśinī, agg. f. ifc. che brilla, che appare, che ha l’aspetto di

  • kāśin-, agg. ifc. che brilla, che appare, che ha l’aspetto di
  • √kāś-, v. 1ª, 4ª cl. ātm. essere visibile, apparire, brillare, splendere

tayā,str. sg. f. di tad-, ‘con la quale’ ‘per mezzo di’

tad-, pr. dim. ‘quello’ , spesso corr. di yá che si trova generalmente nella proposizione precedente

naḥ, forma enclitica (atona) di asmān pr. prs. 1ª pers. pl. dat. ’a noi’
tanuvā, sost. f. nom.sg. str. di tanū, ‘con il corpo
śantamayā, agg. vl. di śaṃtama-, molto benevolo o salutare; secondo il Petersburger, agg. str. f. di śantama-, sup. di √śam-, piacevolissima, gradevolissima, molto curativa (wohlthuendst, erfreulichst, heilsamst, GPW) giriśanta, agg. ved. voc. oh abitante delle montagne (Rudra-Śiva)

  • giri-, s. sg. m. montagna, collina, rupe, altura
  • śanta, che risiede, che è addormentato ??? Monier Williams si domanda se śanta = śānta
  • √śam-, secondo il Petersburger śanta deriva da √śam- v. cl. 4 par. caus. calmare, pacificare, tranquillizzare
    √śī-, v. 2ª cl. ātm. sdraiarsi, riposare, cadere addormentato

abhicākaśīhi, v. intens. 1ª cl. impf. 2ª pers. sg. ????? di abhikāś,

  • abhikāś, v. intens. abhicākaśīti: illuminare, irradiare, guardare, percepire
  • abhi-, sopra, di più, usato come prefisso di nomi non deverbali per esprimere superiorità o intensità
  • √kāś-, v. 1ª, 4ª cl. ātm. essere visibile, apparire, brillare, splendere

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