ancora agni

Published: Jun 16, 2020 by

Ancora agni. Nel VI,7,4 postato giorni fa agni dà l’immortalità agli dèi.

Nell’I,77,1 che ho tradotto qui addirittura li fa (kṛṇoti) ? li crea?

Si può tradurre in altro modo kṛṇoti?

La Jamison così lo traduce:

How should we do pious service to Agni? Which hymn enjoyable to the gods is spoken to him, the radiant— the one who, the immortal among mortals, the truthful Hotar, as the best sacrificer just does so [=sacrifices] to the gods?

Ed ecco come giustifica “il suo” kṛṇoti:

I.77.1: All tr. take the kṛṇóti in d as if it were ā́ kṛṇóti as in 2b, with the meaning “attract the gods hither.” But the ā́ √kṛ idiom in vs. 2 is medial, and there is no ā́ here. I prefer to take kṛṇóti as a dummy verb, standing for yájati, extracted from yájiṣṭhaḥ ‘best sacrificer’. Hence “does so,” that is “sacrifices.” This also helps account for the íd.

E in questo modo lo traduce invece il sito aurobindo.ru:

How [kathā] shall {we} give [dāśema] for Agni [agnaye], what [kā] word [gīḥ] acceptable by the gods [deva-juṣṭā ] is spoken [ucyate] for him [asmai ], for the shining [bhāmine], who [yaḥ] {is} in the mortals [martyeṣu] immortal [amṛtaḥ] possessing the Truth [ṛta-vā], priest calling {the gods} [hotā], most powerful for sacrifice [yajiṣṭhaḥ], {who}, indeed [ it ], forms [kṛṇoti ] the gods [devān ]?

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“Generalmente la centralità nei templi dedicati al Dio spetta al liṅga. Esiste una molteplicità di liṅga. Rappresentazione della potenza allo stato puro prima e nonostante la manifestazione, il liṅga è l’emblema per eccellenza di śiva, esso rappresenta parzialmente l’energia sessuale e la procreazione, ma è soprattutto potenza distruttrice: se il liṅga, a causa di una maledizione, si stacca dal corpo di śiva e cade a terra l’universo si spegne o comincia bruciare ogni cosa, finché non viene posta nella yoni di parvatī ove la sua forza distruttrice si placa; la yoni rappresenta la base su cui il liṅga è istallato, simbolo della śakti con la quale il Dio è perennemente unito. Nei pancamukha-liṅga (liṅga con cinque volti) ci sono in realtà quattro volti, il quinto è il liṅga come forma trascendente di śiva. Nei sancta sanctorum dei templi i la mūrti che si incontra più frequentemente non è una vera e propria mūrti, bensì il liṅga che prima di essere un oggetto concreto di culto è il segno di una Realtà sottile che permea tutte le cose: “il liṅga è nel fuoco per coloro che si dedicano ai riti, nell’acqua, nel cielo, nel sole per gli uomini saggi, nel legno e in altri materiali solo per gli sciocchi; ma per gli yogin è nel proprio cuore. (īśvara-gītā, Il Canto del Signore [śiva]). Gli śivaliṅga sono infiniti, dice lo śiva-purāṇa, e l’intero universo è fatto di liṅga giacché tutto è forma di śiva e null’altro esiste realmente; il liṅga in altre parole è il brahman (īśvra-gītā 10, 1 e 3).”