जन्यभयापनोदन

janyabhayāpanodana

Published: Oct 18, 2020 by

La ritrascrizione elettronica sul mio sito del “Vocabulaire du rituel védique” di Louis Renou, continua, lentamente ma continua. Sono arrivato alla lettera JA seguendo l’ordine alfabetico sanscrito. È estremamente interessante questo vocabolario. Lo si potrebbe anche leggere come un trattato, lettera dopo lettera.

Vi propongo questo termine, il primo della lettera JA:

janyabhayāpanodana-

Il termine è formato da (significati tratti dal Sani):

janya-, agg. che appartiene o relativo alla gente (RV IV, 55, 5; IX, 49, 2; …); sn. gente, comunità, nazione (RV II; X, 42, 6 …); uomo comune (TS I, 1, 6, 6 …)

bhaya, sn. paura, allarme, terrore, apprensione, paura di (RV ecc.), sg. pl. terrore, sgomento, pericolo

apanodana, agg. che rimuove, che conduce via (Mn); sn. il rimuovere, il condurre via (Mn, Kauś.)

→ vb. apanaś-, scomparire (KauṣBr)

Letteralmente potremmo ricostruirlo in “che rimuove la paura dell’uomo” (nel Sani questo termine non è contemplato, ma neppure nel Böhtlingk und Roth Grosses Petersburger Wörterbuch)

Secondo il “Vocabulaire” di Renou questo termine indica un rituale vedico che consiste nello “scacciare il pericolo che proviene dagli uomini” (“chasser le danger qui vient des hommes”) attraverso il lancio con un piede di una zolla di terra fuori dalla vedi (sf.), cioè da quel terreno sopraelevato che serve come altare sacrificale (Sani), in questo caso per il rituale del soma.

Non so se la traiettoria era predisposta oppure se qualcuno poteva trovarsi nella linea di tiro 😆

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vānaprastha
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van- , vb. cl. 1, piacere, amare, sperare, desiderare; ottenere, acquisire; conquistare, vincere;

liṅgam
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“Generalmente la centralità nei templi dedicati al Dio spetta al liṅga. Esiste una molteplicità di liṅga. Rappresentazione della potenza allo stato puro prima e nonostante la manifestazione, il liṅga è l’emblema per eccellenza di śiva, esso rappresenta parzialmente l’energia sessuale e la procreazione, ma è soprattutto potenza distruttrice: se il liṅga, a causa di una maledizione, si stacca dal corpo di śiva e cade a terra l’universo si spegne o comincia bruciare ogni cosa, finché non viene posta nella yoni di parvatī ove la sua forza distruttrice si placa; la yoni rappresenta la base su cui il liṅga è istallato, simbolo della śakti con la quale il Dio è perennemente unito. Nei pancamukha-liṅga (liṅga con cinque volti) ci sono in realtà quattro volti, il quinto è il liṅga come forma trascendente di śiva. Nei sancta sanctorum dei templi i la mūrti che si incontra più frequentemente non è una vera e propria mūrti, bensì il liṅga che prima di essere un oggetto concreto di culto è il segno di una Realtà sottile che permea tutte le cose: “il liṅga è nel fuoco per coloro che si dedicano ai riti, nell’acqua, nel cielo, nel sole per gli uomini saggi, nel legno e in altri materiali solo per gli sciocchi; ma per gli yogin è nel proprio cuore. (īśvara-gītā, Il Canto del Signore [śiva]). Gli śivaliṅga sono infiniti, dice lo śiva-purāṇa, e l’intero universo è fatto di liṅga giacché tutto è forma di śiva e null’altro esiste realmente; il liṅga in altre parole è il brahman (īśvra-gītā 10, 1 e 3).”