आनन्द

ānanda

Published: Dec 29, 2020 by

Quante beatitudini umane, una beatitudine di brahman?

Nella Taittiriya upaniṣad II, 7, si parte dalla possibile beatitudine umana, da quella che un giovane sadhu, buono, studioso (adhyāyakaḥ), solleci­to [nell’apprendere e nell’eseguire] (āśiṣṭhaḥ), di integra costituzione (dṛḍhiṣṭhaḥ) e dotato di forza (baliṣṭhaḥ), può ottenere, assieme all’intera terra (pṛthivī) riempita (pūrṇā) di ricchezza (vittasya).

Salendo di livello abbiamo:

1 beatitudine dei gandharva umani = 100 beatitudini uamane

1 beatitudine dei gandharva divini = 100 x 100 beatitudini uamane = 10’000 b.u.

1 beatitudine dei pitṛṇam = 100 x 10’000 b.u. = 1’000’000 b.u.

1 beatitudine degli ājānajānām = 100 x 1’000’000 b.u. = 100’000’000 b.u.

1 beatitudine dei karmadeva = 100 x 100’000’000 b.u. = 10’000’000’000 b.u.

1 beatitudine dei deva = 100 x 10’000’000’000 b.u. = 1’000’000’000’000 b.u.

1 beatitudine di indra = 100 x 1’000’000’000’000 b.u. = 100’000’000’000’000 b.u.

1 beatitudine di bṛhaspati = 100 x 100’000’000’000’000 b.u. = 10’000’000’000’000’000 b.u.

1 beatitudine di prajāpati = 100 x 10’000’000’000’000’000 b.u. = 1’000’000’000’000’000’000 b.u.

1 beatitudine di brahman = 100 x 1’000’000’000’000’000’000 b.u. = 100’000’000’000’000’000’000 b.u.

1 unità di beatitudine di brahman sono 100 quintilioni di beatitudini umane.

ma … questi 100 quintilioni sono anche per colui (umano o altro) che, appresa la śruti (śrotriyasya), non ha contatto con il desiderio (akāma - hatasya).

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vānaprastha
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van- , vb. cl. 1, piacere, amare, sperare, desiderare; ottenere, acquisire; conquistare, vincere;

liṅgam
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“Generalmente la centralità nei templi dedicati al Dio spetta al liṅga. Esiste una molteplicità di liṅga. Rappresentazione della potenza allo stato puro prima e nonostante la manifestazione, il liṅga è l’emblema per eccellenza di śiva, esso rappresenta parzialmente l’energia sessuale e la procreazione, ma è soprattutto potenza distruttrice: se il liṅga, a causa di una maledizione, si stacca dal corpo di śiva e cade a terra l’universo si spegne o comincia bruciare ogni cosa, finché non viene posta nella yoni di parvatī ove la sua forza distruttrice si placa; la yoni rappresenta la base su cui il liṅga è istallato, simbolo della śakti con la quale il Dio è perennemente unito. Nei pancamukha-liṅga (liṅga con cinque volti) ci sono in realtà quattro volti, il quinto è il liṅga come forma trascendente di śiva. Nei sancta sanctorum dei templi i la mūrti che si incontra più frequentemente non è una vera e propria mūrti, bensì il liṅga che prima di essere un oggetto concreto di culto è il segno di una Realtà sottile che permea tutte le cose: “il liṅga è nel fuoco per coloro che si dedicano ai riti, nell’acqua, nel cielo, nel sole per gli uomini saggi, nel legno e in altri materiali solo per gli sciocchi; ma per gli yogin è nel proprio cuore. (īśvara-gītā, Il Canto del Signore [śiva]). Gli śivaliṅga sono infiniti, dice lo śiva-purāṇa, e l’intero universo è fatto di liṅga giacché tutto è forma di śiva e null’altro esiste realmente; il liṅga in altre parole è il brahman (īśvra-gītā 10, 1 e 3).”