le erbe come divinità

Published: Aug 18, 2022 by devadatta

Le erbe come divinità.

La più conosciuta è il divino soma, che rende immortali. Ma abbiamo anche la divina dūrvā, che protegge lo yajña (prima del rituale il fuoco sacro viene circondato dall’erba dūrvā), la casa dal fuoco (cfr. atharva veda VI, 106), noi stessi se la intrecciamo nei capelli (cfr. il sūkta allegato).

Soma nella società vedica è qualcosa di più che una semplice divinità, perché oltre al suo aspetto divino, il termine soma veniva e viene ancora usato per indicare la pianta che viene spremuta durante il sacrificio, ed anche il succo stesso ottenuto dalla pianta, che è alla base del più importante sacrificio della cultura vedica. … Ciò che colpisce è come il sacrificio di soma sia così fondamentale, l’epicentro della stessa cultura e religione vedica, e quindi anche la divinità medesima.”

(da “La figura e il significato di soma negli inni del ṛgveda”, tesi di laurea anno 2013-2014, candidato, Glauco Federighi, relatore Prof. Saverio Sani)

1- ṛgveda VIII, 48, 3

apāma somam amṛtā abhūmāganma jyotir avidāma devān |

kiṃ nūnam asmān kṛṇavad arātiḥ kim u dhūrtir amṛta martyasya ||

Abbiamo bevuto (apāma) il soma (somam): siamo diventati (abhūma) immortali (amṛtāḥ); siamo arrivati (aganma) alla luce (jyotiḥ); abbiamo trovato (avidāma) gli dèi (devān). Che cosa (kim) può farci (kṛṇavad ) ora (nūnam) l’invidia (arātiḥ)? Che cosa (kim) inoltre (u) la malvagità (dhūrtiḥ) di un mortale (martyasya), O immortale (amṛta)?

grammatica:

apāma, vb. cl. 1, P., 1ª p. pl. aor. di √ - (https://www.sathyasai.com/radici/pa/ ), bere, tracannare, sorseggiare, succhiare, deglutire

Per l’aoristo, vedi https://www.sathyasai.com/sanscrito/verbi/aoristo/

somam, sm. acc. sg. di soma-, succo della pianta del soma

“sarcostema viminalis o asclepias acida (gli steli di questa pianta venivano pressati tra due pietre, spruzzati con acqua e purificati attravaerso un filtro, da cui il succo acido colava in brocche, dette kalaśa, o in contenitori più ampi, detti droṇa; veniva poi mescolato con burro chiarificato e farina, fatto fermentare e quindi offerto in libagione agli dèi o bevuto dai brahmani; la pianta veniva raccolta alla luce lunare sulle montagne); in alcuni passi si dice sia stato portato dal cielo da un falco e che era protetto dai gandharva; il soma è personificato come uno degli dèi vedici più importanti, alla cui lode sono dedicati tutti i 114 inni del IX libro del ṛgveda.” (dizionario sanscrito, direz. scientifica di Saverio Sani).

amṛtā = amṛtāḥ (snd. āḥ + a = ā), agg. m. nom. pl. di amṛta-, non morto, immortale, imperituro.

abhūma, vb. cl. 1 P., 1ª p. pl. aor. di √bhū-, diventare, essere, sorgere, nascere (https://www.sathyasai.com/radici/bha/)

aganma, vb. vb. cl. 1 P., 1ª p. pl. aor. di √gam-, andare, andare via, muoversi, venire

jyotir = jyotiḥ (ḥ + voc.= r) sn. acc. sg. di jyotis-, luce (del sole, dell’alba, del fuoco, del lampo, ecc.)

avidāma, vb. cl. 6 P. 1ª p. pl. aor. di √vid-, trovare, incontrare

devān, sm. acc. pl. di deva-, divinità, dio

kiṃ = kim pron. int., acc. di ka-, che cosa?, come?

nūnam, avv. ora, adesso, in questo momento

asmān, pron. acc. pl. di aham, noi

kṛṇavad = kṛṇavat, vb. cl. 1-5-8, √ kṛ-, fare, compiere, realizzare

arātiḥ, sf. nom. sg. di arāti-, mancanza di liberalità, ostilità, invidia, avversione

kim, pron. int., acc. di ka-, che cosa?, come?

u, congiunzione enclitica usata frequentemente nei veda, e, anche, inoltre

dhūrtir = dhūrtiḥ, sf. nom. sg. di dhūrti-, ferita, danno, torto

amṛta, sm. voc. sg. di amṛta-, o immortale

martyasya, sm. gen. sg. di martya-, mortale, uomo, persona

Ecco uno śloka del sūkta dedicato all’erba dūrvā.

2- KYV, TA 10-1-7e 8

aśvakrānte rathakrānte viṣṇukrānte vasuṃdharā |

śirasā dhārayiśyāmi rakṣasva māṃ padepade |

[Tu sei (dūrvā)] la Terra (vasuṃdharā), nella falcata dei cavalli (aśva-krānte), nell’andatura del carro (ratha-krānte), nei passi di viśṇu (viṣṇu- krānte). Io ti porterò (dhārayiṣyāmi - √dhṛ-) sulla mia testa (śirasā).

Proteggimi (rakṣasva mām) passo dopo passo (padepade)

aśva, sm. cavallo, stallone ratha, sm. carro, carro da guerra viśṇu, viśṇu, In soltanto tre falcate, viśṇu ha coperto l’Universo intero.

grammatica:

krānte, sm. loc. sg. di krānta-, passo, falcata

vasuṃdharā, sf. terra, paese, regno

śirasā, sn. str. sg. di śiras-, capo, testa, teschio

dhārayiṣyāmi, vb. cl. 1 P. 1ª p. sg. fut. caus. di √dhṛ- tenere, portare, trasportare

rakṣasva mām, proteggimi (vedabase)

rakṣ-, vb. c. 1 P., custodire, proteggere, salvare https://www.sathyasai.com/radici/ra/ mām, pron. acc. di aham, me

padepade, sn. loc. sg. di pada-, passo dopo passo

dūrvā

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“Generalmente la centralità nei templi dedicati al Dio spetta al liṅga. Esiste una molteplicità di liṅga. Rappresentazione della potenza allo stato puro prima e nonostante la manifestazione, il liṅga è l’emblema per eccellenza di śiva, esso rappresenta parzialmente l’energia sessuale e la procreazione, ma è soprattutto potenza distruttrice: se il liṅga, a causa di una maledizione, si stacca dal corpo di śiva e cade a terra l’universo si spegne o comincia bruciare ogni cosa, finché non viene posta nella yoni di parvatī ove la sua forza distruttrice si placa; la yoni rappresenta la base su cui il liṅga è istallato, simbolo della śakti con la quale il Dio è perennemente unito. Nei pancamukha-liṅga (liṅga con cinque volti) ci sono in realtà quattro volti, il quinto è il liṅga come forma trascendente di śiva. Nei sancta sanctorum dei templi i la mūrti che si incontra più frequentemente non è una vera e propria mūrti, bensì il liṅga che prima di essere un oggetto concreto di culto è il segno di una Realtà sottile che permea tutte le cose: “il liṅga è nel fuoco per coloro che si dedicano ai riti, nell’acqua, nel cielo, nel sole per gli uomini saggi, nel legno e in altri materiali solo per gli sciocchi; ma per gli yogin è nel proprio cuore. (īśvara-gītā, Il Canto del Signore [śiva]). Gli śivaliṅga sono infiniti, dice lo śiva-purāṇa, e l’intero universo è fatto di liṅga giacché tutto è forma di śiva e null’altro esiste realmente; il liṅga in altre parole è il brahman (īśvra-gītā 10, 1 e 3).”