Grammatica sanscrita

il verbo


IV. - Sistema dell’aoristo

1- Generalità
2- Aoristi non sigmatici
3- Aoristi tematici
4- Aoristi sigmatici
4- Ingiuntivo e precativo



134- Generalità. - Il sanscrito conosce non meno di sette tipi di aoristi (sintassi 179) che possono essere divisi in due gruppi: quelli che usano un affisso con una sibilante e che chiameremo, per comodità, “aoristi sigmatici” e quelli che non hanno un affisso (“aoristi non sigmatici”). In vedico, queste formazioni erano tutte vive, ma nel classico l’aoristo declina notevolmente; tuttavia, esempi di tutti i tipi sopravvivono nella lingua letteraria, quindi non possiamo fare a meno di elencarli. Tutti hanno in comune l’uso dell’aumento e delle desinenze secondarie (come l’imperfetto) ad eccezione di alcune particolarità (desinenze a ī, disinenze ur) che saranno segnalate di sfuggita. Associati agli aoristi sono l’ingiuntivo e il precativo (quest’ultimo di uso molto limitato nel classico). Esisteva pure anche un participio, che è scomparso nel classico.

135- Aoristi non sigmatici. - 1° Aoristo-radice (detto anche aoristo “radicale”); si tratta di una formazione semplice: aumento + radice + desinenze secondarie. La radice è al grado pieno all’attivo (eccetto alla 3ª plurale al grado zero) al grado zero al medio . A titolo di esempio, flessione di KṚ- “fare”, all’attivo :

KṚ- Sg. Du. Pl.
1….
2….
3….
a-KAR-am
a-KAR-s
a-KAR-t
a-KAR-va
a-KAR-tam
a-KAR-tām
a-KAR-ma
a-KAR-ta
a-KAR-ant



Nota. - 1° Secondo le regole della finale assoluta (cfr. 12),  si leggerà akar nel 2° e 3° sg. e akran nel 3° pl. ;
2° Alcune radici (es.: KRAM- "camminare", DHĀ- "porre, collocare", STHĀ- "stare in piedi" hanno *ur* come desinenza alla 3ª plurale;
3° Al medio, la flessione, paragonabile a quella dell'imperfetto (cfr. 119) sarà: a-KR-i, a-KṚthās, a-KṚ-ta, ecc.; 3ª pl. a-KR-ata (alcune radici hanno una disinenza -ran );
4° La radice BHŪ - "diventare, essere", ha l'anomalia di un grado zero all'attivo: abhūvam (dissimulazione di u), abhūs, abhūt; 3ª pl. abhūvant. 


2° Aoristi tematici. - Ci sono due tipi di formazione:

136- a) Una, semplice, utilizza un radicale costituito dalla radice al grado zero e dalla vocale tematica (con l’aggiunta dell’aumento e delle desinenze secondarie. Esempi: a + SIC-a + m “verserò”, a + KRUDH-a + t “s’irritò”. Se la radice ha un grado zero in , il radicale usa il grado pieno (ar): a + KAR-a + nt “fecero”. Si noti il contrasto tra akarant e akrant (vedi 135).

137- b) L’altro aoristo tematico usa un radicale costituito dalla radice (al grado zero) raddoppiata (secondo le regole date nel 112) e dalla vocale tematica. Con l’aumento e le desinenze secondarie abbiamo forme come: a + bu- BHŪṢ-a + m “io decorai”, a + di-DĪKṢ-a + m “io fui iniziato”.

Nota. - Si noterà avocat "egli parlò" che è, infatti, a + va - UC - a + t. Quando la vocale radicale è breve (il caso più frequente), la vocale del raddoppio diventa più lunga: abūbudhat "si svegliò" (da BUDH) adīdipam "si accese". Il vocalismo ī del raddoppio si trova anche in aoristi del tipo: ajījanat "generò" (da JAN-), adīdṛśam "vidi" (da DṚŚ-).

138- Aoristi sigmatici. - 1° Aoristi sigmatici atematici. Sono formati a partire da un radicale costituito dalla radice e da un affisso -s- talvolta preceduto da una i (affisso -iṣ-, cerebralizzazione della s secondo 37), talvolta seguito da un elemento -iṣ- (affisso -siṣ-). La radice è più spesso al grado lungo (vṛddhi) all’attivo, alternando con il grado pieno al medio: a + JAI-ṣ + am (att.)/a + JE-ṣ + i (medio.) “vinsi” (da -). Tuttavia, troviamo anche il grado pieno all’attivo (a + BODH-iṣ-am “mi svegliai”, da BUDH-) e il grado zero al medio di (a + RUT-s + i “ostacolai”, da RUDH-, con passaggio da DH a T secondo il 12 c). Per evitare l’incontro della -s- affissale con desinenze -s e -t (di 2ª e 3ª° sg. attiva) che, secondo le regole indicate nel 32 a, scomparirebbero (cfr. l’imperfetto āḥ = a + A S + s: secondo 12 e 15), si inserisce una -i-: a + JAĪ-ṣ-ī + t (3ª sg., la 1ª era ajaiṣam, cfr. sopra). Allo stesso modo, *a + YĀ-siṣ + t “andò” (da -) diventa ayāsīt (potrebbe essere un aoristo con affisso -s-, ma la 1ª pers. ayāsiṣam attesta che si tratta effettivamente di una forma con affisso -siṣ-.

139- 2° C’è anche un aoristo sigmatico tematico, cioè con l’aggiunta della vocale tematica -a- all’-s- dell’affisso. La radice è al grado zero e non c’è alternanza. L’unica caratteristica degna di nota è la scomparsa della -a- alla 1ª sg. del medio (terminando così in -s + i invece dell’atteso *-se = sa + i). Da DIŚ- “mostrare” avremo (con passaggio da Ś a K secondo 35, poi cerebralizzazione della -s- affissiale secondo 37) adikṣam, adikṣas, adikṣat, ecc, all’attivo; e al medio: adikṣi, adikṣathas, adikṣata, ecc.

140- Ingiuntivo e precativo. - a) Privato dell’aumento, un aoristo diventa ingiuntivo, cioè, di fatto, proibitivo, poiché l’uso è limitato nel classico alla difesa espressa con la particella (sintassi: 177). Così mā bhaiṣīs “non temere” (a+ BHAI-ṣ-ī + s aoriste -s- da BHĪ- “temere, aver paura”); analogamente mā kṛhās “non lo fare” (a + KṚ + thās aoristo-radice da KṚ- “fare”).

141- b) Il precativo, di uso molto limitato, è una varietà di ottativo che si lega all’aoristo dalla presenza di un affisso secondario -s- o -iṣ-. All’attivo, il radicale comprende la radice al grado zero, l’affisso di ottativo -- (cfr. 120) e l’affisso -s- (che però scompare alla 3ª sg. ): BADH-yā-sā-s-am “che io possa legare” (da BANDH-, legare, zero in -a- secondo 43); BHŪ-yā-s-s (ridotto a bhūyāḥ secondo 12 e 15) “che egli possa diventare”, bhūyāt (con la scomparsa della -s-) “che egli possa diventare”; la 3ª plurale è in -ur (bhūyāsur). Al medio, il radicale comprende la radice al grado pieno seguita dall’affisso -s- (o -iṣ-), poi dall’affisso ottativo medio -ī- (cfr. 120): BODH-iṣ-īy-a (con dissimulazione della ī) di BUDH- “risvegliarsi”; la 3ª pl. è in -ran: BODH-iṣ-ī-ran.










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