īśopaniṣad 4



अनेजदेकं मनसो जवीयो नैनद्देवा आप्नुवन्पूर्वमर्षत् ।
तद्धावतोऽन्यानत्येति तिष्ठत्तस्मिन्नपो मातरिश्वा दधाति ॥ ४ ॥


anejadekaṁ manaso javīyo nainaddevā āpnuvanpūrvamarṣat |
taddhāvato’nyānnatyeti tiṣṭhat tasminnāpo mātariśvā dadhāti ||4||

Traduzione parola per parola
Immobile (anejat) , uno (ekam), più veloce (javīyaḥ) della mente (manasaḥ);
le divinità (devāḥ) questo (enat) non (na) raggiungevano (āpnuvan), moventesi velocemente (arṣat).
Quello (tat) stante saldamente fermo (tiṣṭhat), corre veloce (dhāvataḥ) supera (atyeti) gli altri (anyān). In questo (tasmin) mātariśvan pone (dadhāti) l’azione (apaḥ) [oppure: pone le acque correnti].

Traduzioni:

Carlo della Casa, Upaniṣad, Utet 1976
L’Unico è immobile, ma è più veloce del pensiero; gli dei non lo raggiungono, quando dinanzi corre.
Esso pur rimanendo fermo supera gli altri che s’affrettano. In esso il dio del vento produce le acque.1

Louis Renou, L’Hindouisme, PUF 1951
L’un, sans bouger, est plus rapide que la pensée: Les dieux ne l’ont pas atteint quand il s’élançait devant eux. Immobile, il dépasse les autres qui courent. Le Vent dépose l’acte en lui.

Raphael, Upaniṣad, Bompiani 2010
Immobile, unico, più veloce del pensiero. Nemmeno i deva possono raggiungerlo, perché [Quello] giunse prima.
Quello restando fermo oltrepassa gli altri che corrono. In Quello Mātariśvan pose le attività. 2

Raphael, Cinque Upaniṣad, Āśram vidya 1974

Unico [atman], immobile e piu veloce del pensiero … nel suo procedere. Gli [stessi] Dei non possono raggiungerLo.
Pur stando immobile supera tutti gli altri che si trovano in movimento. In Costui Matarisvan stabilì le sue acque.3

Aurobindo, Sri Aurobindo Ashram Trust 2003 One unmoving that is swifter than Mind, That the Gods reach not, for It progresses ever in front. That, standing, passes beyond others as they run. In That the Master of Life4 establishes the Waters.5

Pio Filippani Ronconi, Upaniṣad antiche e medie, Boringhieri 1960
Immobile, unico, piu rapido del pensiero, Costui gli stessi Dei non possono raggiungere nel suo procedere. Costui, stando <fermo>, supera gli altri che corrono. In Costui Mātarisvan stabilì le Acque.

anejat, agg., part. pres. att. di an√ej, immobile, immobile.
√ej- v. cl. 1 P., rimescolare, muovere, tremare, agitare
an- privativo
ekam agg. acc. di eka, uno.
manasaḥ sn. abl. (anche gen.) sg. di manas-, della mente
manas, sn. mente, intelletto, intelligenza, coscienza, discernimento, volontà
javīyaḥ, agg. nom. sg. n. di javīyas, più veloce
na, avv., non, no, e non, né
enat, pron. n. acc. sg. di ena, questo
ena, base di alcuni casi del pronome personale di terza persona (idam)
devāḥ, sm. nom. pl. di deva-, divinità, dio
āpnuvan , v. 3ª p. pl. impf. P. di √āp, raggiungevano, superavano, incontravano; ottenevano, guadagnavano.
√āp-, v. cl. 5 P., raggiungere, incontrarsi con; ottenere, guadagnare
pūrvam, agg. acc. sg. m. di pūrva-, che sta prima o davanti; anteriore, primo
arṣat, acc. sing. di arṣat; part. pres att. di √ṛṣ,scorrente, scivolante, moventesi velocemente; moving quickly (Bhaktivedanta vedabase)
√ṛṣ-, v. cl. 1 P., scorrere, scorrere velocemente, scivolare, muoversi di movimento veloce
tat, pr. nom./acc. sg. di tad, esso, quello.
dhāvataḥ, part. ind. pl. di dhāvat; √dhāv-, running quick (Monier-Williams)
√dhāv-, v. cl. 1 P. Ā., correre, scorrere, fluire, muoversi, scivolare
anyān, agg.acc. pl. m. di anya, altri, diversi, differenti
atyeti, 3ª p. ind. pres. di √atī-, va oltre, supera, sorpassa
√atī-, v. cl. 2 P., andare oltre, passare oltre, andare al di là di, superare, sorpassare, trascendere
tiṣṭhat, part.pres. att. di √sthā-, stante saldamente, rimanente fermo
√sthā-, v. cl. 1 P. Ā., stare, stare saldamente, rimanere
tasmin, pron. loc. di tad, in questo
apaḥ, sn. acc. sg. di apas-, lavoro, azione, atto sacrificale; N. delle acque correnti
mātariśvā, sm. nom. sg. di mātariśvan-, “che cresce nella madre” (i.e. il bastoncino per accendere il fuoco), N. di Agni, aria, vento, brezza
mātari-, sf. loc. sg. di mātr-, nella madre
dadhāti, 3ª p. sg. pres. indic. di √dhā-, mette, pone
√dhā-, v. cl. 3 P. Ā., porre, collocare, porre in o sopra

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NOTE:

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  1. Nell’Assoluto, che per la sua natura è sottratto al principio di contraddizione, tipicamente umano, il vento, che tutto prosciuga, fa nascere invece l’acqua. (Della Casa)
     

  2. ” … nemmeno i deva”, questi si riferiscono anche ai sensi compreso il manas. L’ātman-Brahman avendo la proprietà fondante del tutto rimane nella sua natura immobile (anejat) quindi di là dal tempo, dallo spazio e dalla causa (kāla, deśa, nimitta). Mātariśvan è il deva identificato con Vāyu (aria) in quanto soffia, si muove determinando attività nel triplice mondo e sostenendo nāma-rūpa. In esso “pose le attività” (āpas) cioè i riti e i tapas compiuti dagli enti nei vari loka. Āpas significa anche le Acque primordiali da cui emerge il principio della vita. (Raphael)
     

  3. L’ātman è senza mutamento, è la Realtà assoluta sempre identica a se stessa, in Lui ogni moto traslatorio è già compiuto, quindi non può esserci divenire. Gli stessi Dei non possono raggiungere l’atman che vive di moto proprio. Gli Dei incarnano una Potenza o Energia cosmica pranica e gli uomini man mano che s’innalzano verso l’Assoluto possono dominare le Potenze. Solo colui che ha trasceso l’intera individualità, agglomerato di energie, ha conseguentemente dominato quelle Potenze. Tramite particolari « scienze magiche », che portano al contatto con determinate Potenze, certi individui si attardano lungo il Sentiero della Conoscenza e solo per conquistare maggiore potere ed espansione dell’io empirico. Occorre considerare che l’insegnamento vedantico o upanishadico è di ordine metafisico e la sua mèta è la Conoscenza e lo svelamento dei Principi primi, la Realizzazione dell’Ultima Verità. Mātariśvan, epiteto vedico di Vayu, Dio del vento o del moto, è il prāna cosmico da cui scaturisce tutta la manifestazione, è la « Materia prima». Quando è nella sua forma attiva si traduce in Prakriti. (Raphael 1974)
     

  4. Mātariśvan seems to mean “he who extends himself in the Mother or the container” whether that be the containing mother element, Ether, or the material energy called Earth in the Veda and spoken of there as the Mother. It is a Vedic epithet of the God Vayu, who, representing the divine principle in the Life-energy, Prana, extends himself in Matter and vivifies its forms. Here it signifies the divine Life-power that presides in all forms of cosmic activity. (Aurobindo)
     

  5. Apas, as it is accentuated in the version of the White Yajurveda, can mean only “waters”. If this accentuation is disregarded, we may take it as the singular apas, work, action. Shankara, however, renders it by the plural, works. The difficulty only arises because the true Vedic sense of the word had been forgotten and it came to be taken as referring to the fourth of the five elemental states of Matter, the liquid. Such a reference would be entirely irrelevant to the context. But the Waters, otherwise called the seven streams or the seven fostering Cows, are the Vedic symbol for the seven cosmic principles and their activities, three inferior, the physical, vital and mental, four superior, the divine Truth, the divine Bliss, the divine Will and Consciousness, and the divine Being. On this conception also is founded the ancient idea of the seven worlds in each of which the seven principles are separately active by their various harmonies. This is, obviously, the right significance of the word in the Upanishad. (Aurobindo)