rudra namakam 1 - ṛk 13



yā te̍ he̱tirmī̍ḍhuṣṭama̱ haste̍ ba̱bhūva̍ te̱ dhanu̍ḥ |
| yā | te | hetiḥ | mīḍhuṣṭama | haste | babhūva | te | dhanuḥ |
| quella che |di te |arma | la più dolce |in mano | divenne | il tuo |arco|

Oh Generosissimo (mīḍhuṣṭama), quell’arma (hetiḥ) nella Tua (yā te) mano (haste) che è diventata (babhūva) il Tuo (te) arco (dhanuḥ) …
O generosissimo, quell’arma che nella Tua mano si è trasformata nel Tuo arco |


tayā̱’smān - vi̱śvata̱stvama̍ya̱kṣmayā̱ pari̍bbhuja ||13||

| tayā | asmān | viśvataḥ | tvam | ayakṣmayā | pari | bhuja |
| con quella | noi | da ogni parte | tu | non malato |attorno |circondi –> proteggi |
… Tu (tvam) proteggici (paribbhuja asmān) con quella (tayā ) da ogni parte (viśvataḥ) per mezzo della non-nocività (ayakṣmayā)
impiegala per offrirci protezione da ogni lato, agendo con benignità. |

traduzione di Rajagopala Aiyar Versione 1:
O Tu, dispensatore di benedizioni, quell'arma (come la spada) e quell'arco nella tua mano, con quest'arma non dannosa proteggici da tutti i pericoli.
Versione 2:
O Tu, dispensatore di benedizioni, quell'arma e quell'arco nella tua mano, con queste armi non dannose, proteggici completamente.

commentario di Rajagopala Aiyar 1. I ṛk 10 e 12 hanno invocato la pacificazione delle armi; in questo, si chiede protezione attraverso di esse.
2. hetiḥ - Il significato base è "qualsiasi arma che ferisce e causa sofferenz".
Bhāskara la interpreta come "quell'arma, l'arco nella tua mano". Di solito è applicata alla spada e gli altri due commentatori le attribuiscono questo significato.
3. ayakṣmaya - yakṣma significa malattia, malanno.
Sāyaṇa spiega ayakṣmaya come "non dannoso";
Bhāskara come contributo all'assenza di malattia;
A. Śaṅkara come contributo alla salute dei devoti.
4. viśvataḥ - In ogni momento, da tutti i lati, da ogni tipo di pericolo.
Rudra è il Dio della punizione e della distruzione. L'ultima delle mille parole del viṣṇusahasranāma è sarvapraharaṇāyudhaḥ - ogni cosa nel mondo si trasforma in un'arma nelle Sue mani.
Attraverso il pentimento e la prostrazione, queste armi si addolciscono e si trasformano in ayakṣma, non dannose.
Se Dio è compiaciuto, cosa non si può ottenere, quali meraviglie non si possono realizzare?
Kṛṣṇa afferma nella bhagavadgītā che "karma yoga è abilità nel lavoro e nell'azione". Ad esempio, sostanze velenose come il mercurio e lo zolfo non solo vengono private dei loro effetti nocivi, ma si trasformano in potenti medicinali. Allo stesso modo, si verifica una meravigliosa metamorfosi nel caso delle armi di Rudra. Non solo perdono il loro morso e il loro pungiglione nei confronti del supplicante, ma guarda che meraviglia! Si trasmutano in scudi e corazze sicuri, proteggendolo dai pericoli e dai mali del saṃsāra; si trasformano in benedizioni positive.
Nel tiruvilayadal purāṇam c'è una storia che nomina śiva come il siddha onnipotente, capace di realizzare tutte le meraviglie. Non è forse una meraviglia la trasformazione delle armi di distruzione in strumenti di protezione?
Note del curatore:
  1. Il viṣṇusahasranāma è un inno che elenca mille nomi di Viṣṇu. Letteralmente, il termine significa "i mille nomi di Viṣṇu" (viṣṇu = Viṣṇu, sahasra = mille, nāma = nome). Questo inno fa parte del mahābhārata, ed è specificamente contenuto nel capitolo chiamato anuśāsana parva. Il viṣṇusahasranāma è considerato estremamente sacro e venerato, e la sua recitazione è una pratica comune di devozione e meditazione, ritenuta utile per la purificazione mentale e spirituale.
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  2. Il tiruvilayadal purāṇam è un'opera letteraria in lingua tamil che narra le gesta divine di Śiva nella città di Madurai, considerata una delle più sacre città del Sud dell'India. Questo testo è composto da una serie di storie che descrivono i vari tiruvilayadal o giochi divini di Śiva, attraverso i quali interagisce, aiuta, testa e benedice i suoi devoti.
    Queste storie, ricche di simbolismo e insegnamenti morali, sono molto popolari tra i devoti di Śiva e sono spesso narrate nei templi dedicati a Lui. Il tiruvilayadal purāṇam è celebrato per il suo valore religioso e culturale, e gioca un ruolo significativo nella conservazione e promozione della cultura e della spiritualità tamil. Torna al testo




La recitazione è dei Challakere Brothers.
Su www.saiveda.net il tutorial per la recitazione: tutorial

, pron. rel. f. sg. di yad, quella ch

te, pron. enclave. gen. sg. m. di tvad, tu, di te

è un’enclitica, cioè una forma non accentata del genitivo del pronome tvad, tu, altrimenti: tava.

hetiḥ-, sf. nom. sg. di heti-, arma da lancio, arma generica (RV).

  • √hi-, vb. cl. 5, spingere, incalzare. sollecitare, lanciare, scagliare, sparare…

mīḍhuṣṭama, agg. m. voc. sg. di mīḍhuṣṭama -, generosissimo o molto liberale (riferito a vari Dei), (RV);

  • mīḍhvas- , che concede riccamente, generoso, liberale (RV);
  • -tama, il suffisso -tama è usato per formare il superlativo di aggettivi e talvolta di avverbi. Questo suffisso è equivalente all’uso del superlativo in italiano, come “-issimo” o “molto” in combinazione con un aggettivo. È importante notare che, quando si forma un superlativo in sanscrito, spesso ci sono cambiamenti nella radice della parola prima dell’aggiunta del suffisso. Questi cambiamenti possono includere l’allungamento di una vocale, la modifica di una consonante, o altre trasformazioni fonetiche, a seconda delle regole di saṃdhi e della natura della radice stessa.

haste sm. loc. sg. di hasta-, in mano

babhūva vb. cl.1, 3ª p. sg. perf. di √bhū-, era, divenuto .

  • √bhū-, vb. cl. 1, diventare, essere, sorgere, nascere, esistere, vivere, stare, sopportare, accadere, succedere (spesso usato con i participi e con altri nomi verbali per forme verbali perifrastiche);

  • Il perfetto vedico è usato per esprimere un’azione completata nel passato, ma con una sfumatura che differisce dal semplice passato. Indica spesso un’azione che ha un impatto o una rilevanza duratura. Viene formato raddoppiando la radice del verbo, una caratteristica che è meno comune nel sanscrito classico. Questo raddoppio può essere accompagnato da modifiche fonetiche.


te, pron. enclave. gen. sg. m. di tvad, tu, di te

dhanuḥ, sn. nom sg. di dhanus-, arco

tayā, pron. str. sg. f. di tad, lei, quella
asmān, pron. acc. pl. m. di aham, noi
viśvataḥ, avv. da da viśvatas, da ogni parte, ovunque, tutt’intorno, universalmente (RV).
tvam, pron. nom. sg. m. da tvam, tu
ayakṣmayā, agg. f. m. str. sg. di ayakṣma-, non emaciato, non malato, sano (AV); 2. salutare, salubre (RV; AV);

La particella a- è un prefisso negativo molto comune. Quando è aggiunto all’inizio di una parola, ne inverte il significato, trasformandola in una negazione o un’opposizione del concetto originale. Nel caso di ayakṣma-, il prefisso a- è aggiunto alla parola yakṣma. La parola yakṣma ha diversi significati, tra cui “malattia” o in un contesto più ampio può riferirsi a qualsiasi tipo di afflizione o danneggiamento. Così, ayakṣma significa “senza malattia” o più liberamente “esente da afflizioni” o “che non danneggia”.

paribbhuja, vb. cl. 6, 2ª p. sg. pres. imp. di paribhuj-, circondare, abbracciare —> proteggere (RV).

  • pari-, pref. avv. 1. in giro, attorno, intorno, tutt’intorno; 2. pienamente, … (RV);
  • bhuj-, vb. cl.6, chinare, curvare; 2. spazzare;

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