रुद्र

rudra

da “La religion védique d’après les hymnes du ṛgveda - tome 1” di Abel Bergaigne, 1878
La traduzione dal francese è a cura di sathyasai.com
e la traduzione dei versi del ṛgveda è quella di Geldner (tradotta dal tedesco a cura di sathyasai.com)

RUDRA

Abbiamo visto Rudra invocato in un verso (X, 64, 8), insieme a Kṛśānu e Tiṣya, e i tre personaggi designati sotto la denominazione comune di arcieri, astṝn.

tríḥ saptá sasrā́ nadyó mahī́rapó vánaspátīnpárvatām̐ agnímūtáye ǀ
kṛśā́numástṝntiṣyám sadhástha ā́ rudrám rudréṣu rudríyam havāmahe ǁ
Chiamiamo in aiuto i tre volte sette fiumi che scorrono, le grandi acque, gli alberi, le montagne, il fuoco,
Kṛśānu, Tiṣya, gli arcieri presenti, Rudra, il più rudraico tra i Rudra.

L’arco e le frecce sono infatti gli attributi essenziali di Rudra, come mostrano i versi II, 33, 10; V, 42, 11; VII, 46, 1; X, 125, 6.

II, 33, 10

árhanbibharṣi sā́yakāni dhánvā́rhanniṣkám yajatám viśvárūpam ǀ
árhannidám dayase víśvamábhvam ná vā́ ójīyo rudra tvádasti ǁ
Con giustizia e diritto porti frecce e arco, con giustizia e diritto indossi l’onorevole ornamento d’oro multicolore.
Con giustizia e diritto eserciti tutto questo potere; non esiste nulla di più forte di te, Rudra.

V, 42, 11

támu ṣṭuhi yáḥ sviṣúḥ sudhánvā yó víśvasya kṣáyati bheṣajásya ǀ
yákṣvā mahé saumanasā́ya rudrám námobhirdevámásuram duvasya ǁ
Loda colui che ha buone frecce e un buon arco, che comanda su ogni rimedio.
Chiedi a Rudra una grande benevolenza, onora il dio, l’Asura, con riverenze!

VII, 46, 1

imā́ rudrā́ya sthirádhanvane gíraḥ kṣipréṣave devā́ya svadhā́vne ǀ
áṣāḷhāya sáhamānāya vedháse tigmā́yudhāya bharatā śṛṇótu naḥ ǁ
A Rudra con l’arco saldo e la freccia veloce offrite questo elogio al Dio della propria autorità, il conquistatore incontrastato, il maestro dall’arma affilata. Maestro dall’arma affilata: ascoltaci!

X, 125, 6

ahám rudrā́ya dhánurā́ tanomi brahmadvíṣe śárave hántavā́ u ǀ
ahám jánāya samádam kṛṇomyahám dyā́vāpṛthivī́ ā́ viveśa ǁǁ
Io tendo l’arco per Rudra, affinché la sua freccia possa colpire il nemico del sacro discorso.
Io provoco discordia tra la gente e pervado (trafiggo) sia il cielo che la terra.

È senza dubbio lui che è designato al verso VI, 20, 9 sotto il nome di arciere: “(Indra) è montato sui suoi cavalli come l’arciere sul garta;” riceve infatti al verso II, 33, 11 l’epiteto gartasad “seduto sul garta”.

II, 33, 11

stuhí śrutám gartasádam yúvānam mṛgám ná bhīmámupahatnúmugrám ǀ
mṛḷā́ jaritré rudra stávāno’nyám te asmánní vapantu sénāḥ ǁ
Lodate il famoso, che siede sul trono elevato, il giovane che [trafigge] come una bestia selvaggia, il Potente!
Abbi pietà del cantore, o Rudra! Che le tue schiere abbattano un altro che non sia noi!

Questo termine garta per il quale MM. Roth e Grassmann hanno adottato il significato di “tronco” e “seggio del carro”, pare designare lo spazio compreso tra il cielo e la terra, in quanto recipiente del Soma, del liquore celeste chiamato al verso V, 62, 7 adhigartya, letteralmente “posto nella fossa”. La giustificazione di questa interpretazione sarà meglio trattata nella sezione IX dove si parlerà del garta di Mitra e Varuna. Ma si vede fin d’ora che essa ha il vantaggio di completare la somiglianza di Rudra con Kṛśānu. Come quest’ultimo, il personaggio divino che stiamo studiando sarebbe stato, non soltanto un arciere, ma un arciere custode del Soma.

Un altro aspetto del mito di Rudra pare spiegarsi con lo stesso concetto, ossia il ruolo di medico divino che egli svolge. È infatti “il più medico dei medici” II, 33, 4.

mā́ tvā rudra cukrudhāmā námobhirmā́ dúṣṭutī vṛṣabha mā́ sáhūtī ǀ
únno vīrā́m̐ arpaya bheṣajébhirbhiṣáktamam tvā bhiṣájām śṛṇomi ǁ
Non vogliamo irritarti, o Rudra, con le nostre riverenze, né con un cattivo inno di lode, o toro, né invocando (altri dei).
Rialza i nostri uomini con le tue medicine! Ho sentito che sei il miglior medico tra i medici.

Gli vengono chiesti i rimedi II, 33,12,

kumāráścitpitáram vándamānam práti nānāma rudropayántam ǀ
bhū́rerdātā́ram sátpatim gṛṇīṣe stutástvám bheṣajā́ rāsyasmé ǁ
Come il ragazzo si inchina al padre che lo loda, così io mi sono inchinato (a te), Rudra, quando ti sei avvicinato.
Celebro il donatore dell’abbondanza, il Signore legittimo. Sia lode a te per averci concesso le tue medicine!

ne è il padrone V, 42, 11,

támu ṣṭuhi yáḥ sviṣúḥ sudhánvā yó víśvasya kṣáyati bheṣajásya ǀ
yákṣvā mahé saumanasā́ya rudrám námobhirdevámásuram duvasya ǁ
Loda colui che ha buone frecce e un buon arco, che comanda su ogni rimedio.
Chiedi a Rudra una grande benevolenza, onora il dio, l’Asura, con riverenze!

li porta nella sua mano I, 114, 5.

divó varāhámaruṣám kapardínam tveṣám rūpám námasā ní hvayāmahe ǀ
háste bíbhradbheṣajā́ vā́ryāṇi śárma várma cchardírasmábhyam yaṃsat ǁ
Il cinghiale rosso del cielo, con i capelli arrotolati, la sua apparizione scintillante, invochiamo con riverenza.
Lui, che tiene in mano le medicine desiderate, ci conceda protezione, riparo, rifugio.

Gli si chiede di essere favorevole “ai bipedi e ai quadrupedi” affinché tutto nel villaggio sia “grasso ed esente da malattie” I, 114, 1.

imā́ rudrā́ya taváse kapardíne kṣayádvīrāya prá bharāmahe matī́ḥ ǀ
yáthā śámásaddvipáde cátuṣpade víśvam puṣṭám grā́me asmínnanāturám ǁ
Offriamo questi (pii) pensieri al forte Rudra, il sovrano degli uomini con i capelli sciolti,
affinché i bipedi e i quadrupedi possano stare bene e tutti gli allevamenti in questo villaggio siano sani.

“Possa io”, dice l’autore del verso II, 33, 2, “con gli ottimi rimedi che tu doni, o Rudra, raggiungere cento inverni! Allontana da noi l’odio, l’angoscia; disperdi lontano le malattie”.

tvā́dattebhī rudra śáṃtamebhiḥ śatám hímā aśīya bheṣajébhiḥ ǀ
vyásmáddvéṣo vitarám vyáṃho vyámīvāścātayasvā víṣūcīḥ ǁ
Attraverso le tue medicine più curative che doni, o Rudra, vorrei sperimentare cento inverni.
Allontana da noi  l’ostilità, l’angoscia, allontanate le malattie!

L’epiteto jalāṣabheṣaja “che ha dei rimedi lenitivi” gli è applicato al verso I, 43, 4

gāthápatim medhápatim rudrám jálāṣabheṣajam ǀ
tácchaṃyóḥ sumnámīmahe ǁ
Chiediamo al Signore del canto, al Signore del sacrificio,
Rudra con la medicina rinfrescante questo favore di guarigione,

e lo designa al verso 5 di questo inno VIII, 29 dove i diversi dei vedici sono successivamente caratterizzati senza essere nominati.

tigmáméko bibharti hásta ā́yudham śúcirugró jálāṣabheṣajaḥ ǁ
Uno tiene in mano l’arma affilata, pura, potente, con un rimedio rinfrescante.

Riceve lui stesso l’epiteto jalāṣa “lenitivo” dato ai suoi rimedi, VII, 35, 6.

śám na índro vásubhirdevó astu śámādityébhirváruṇaḥ suśáṃsaḥ ǀ
śám no rudró rudrébhirjálāṣaḥ śám nastváṣṭā gnā́bhirihá śṛṇotu ǁ
Per la nostra fortuna, possa il dio Indra essere con noi insieme ai Vasu,
per la nostra fortuna possa Varuṇa, il benedicente, essere insieme agli Āditya,
per la nostra fortuna possa il rinfrescante [che placa] Rudra essere insieme ai Rudra,
per la nostra fortuna possa Tvaṣṭṛ ascoltarci qui insieme alle dee.

Ora, il rimedio per eccellenza è il Soma, la bevanda di immortalità. Possiamo quindi credere che Rudra sia il migliore dei medici solo perché ha la padronanza del Soma celeste. Infatti, il nome di Soma è associato al suo nell’inno VI, 74, dove il poeta prega la coppia divina di essere favorevole “ai bipedi e ai quadrupedi” (1), di allontanare la malattia (2), di fornire tutti i rimedi (3). (1. Cf. l’inno I. 43, la cui prima parte è dedicata a Rudra, e la seconda a Soma.)

sómārudrā dhāráyethāmasuryám prá vāmiṣṭáyó’ramaśnuvantu ǀ
dámedame saptá rátnā dádhānā śám no bhūtam dvipáde śám cátuṣpade ǁ 1
Soma e Rudra! Mantenete salda la vostra dignità di asura!
Che i nostri desideri vi raggiungano al momento giusto.
Portate in ogni casa i sette gioielli e siate benefici per i nostri bipedi e quadrupedi!


sómārudrā ví vṛhatam víṣūcīmámīvā yā́ no gáyamāvivéśa ǀ
āré bādhethām nírṛtim parācáirasmé bhadrā́ sauśravasā́ni santu ǁ 2
Soma e Rudra! Allontanate da noi la malattia che è entrata nella nostra dimora.
Scacciate lontano la Nirṛti! Che una buona fama ci sia concessa!.


sómārudrā yuvámetā́nyasmé víśvā tanū́ṣu bheṣajā́ni dhattam ǀ
áva syatam muñcátam yánno ásti tanū́ṣu baddhám kṛtáméno asmát ǁ
Soma e Rudra! Portate ai nostri corpi tutte queste medicine!
Sciogliete, liberateci dalla malvagità compiuta, che è legata ai nostri corpi.

Il duplice ruolo di arciere e medico caratterizza abbastanza bene la figura mitologica di Rudra. Ne è prova il verso VIII, 29, 5, già citato, che lo rappresenta con un’arma affilata in mano, allo stesso tempo attribuendogli i rimedi lenitivi.

tigmáméko bibharti hásta ā́yudham śúcirugró jálāṣabheṣajaḥ ǁ
Uno tiene in mano l’arma affilata, pura, potente, con un rimedio rinfrescante.

Ma per assegnare a Rudra il suo vero posto nella religione vedica, dobbiamo tener conto soprattutto del terrore che ispira ai suoi supplicanti. Si può dire, da un certo punto di vista, che il dardo, la freccia, e più in generale l’arma di Rudra è identica al fulmine di Indra. Il primo di questi dei riceve infatti come il secondo l’epiteto vajrabāhu “che porta nelle sue braccia il fulmine” II, 33, 3.

śréṣṭho jātásya rudra śriyā́si tavástamastavásām vajrabāho ǀ
párṣi ṇaḥ pārámáṃhasaḥ svastí víśvā abhī́tī rápaso yuyodhi ǁ
Tu sei il più glorioso dei nati, il più forte dei forti, tu portatore della clava (vajrabāho).
Guidaci con sicurezza alla fine delle avversità, allontana tutti gli attacchi di afflizione!

Ma ciò che si confonde in un’interpretazione esclusivamente naturalistica può spesso essere distinto nell’ordine, molto più interessante, delle idee religiose. È evidente che la freccia di Rudra rappresenta il fulmine così come il fulmine di Indra. Si potrebbe dire lo stesso per la maggior parte delle armi divine. Ma tra quella di Rudra e quella di Indra, la differenza essenziale è che la prima non è come la seconda diretta contro i demoni ladri delle acque o della luce, o più in generale contro i nemici del sacrificatore, ma al contrario è spesso il sacrificatore stesso che essa minaccia nella sua persona o nei suoi beni. Rudra in poche parole, non è come Indra una divinità esclusivamente benevola per coloro che lo onorano. Colpisce come guarisce, e i mali che ripara sono quelli che ha lui stesso causati. Gli si dà al verso IV, 3, 6, la qualifica di “uccisore di uomini”,

káddhíṣṇyāsu vṛdhasānó agne kádvā́tāya prátavase śubhaṃyé ǀ
párijmane nā́satyāya kṣé brávaḥ kádagne rudrā́ya nṛghné ǁ
Che cosa dirai tu, Agni, che cresci sui focolari, che cosa dirai tu, Agni, al potente Vata che cavalca lo splendore,
al Nasatya che ruota, alla terra, che cosa dirai tu, Agni, al Rudra che uccide gli uomini?

e al verso II, 33, 11 lo si paragona a un animale terribile,

stuhí śrutám gartasádam yúvānam mṛgám ná bhīmámupahatnúmugrám ǀ
mṛḷā́ jaritré rudra stávāno’nyám te asmánní vapantu sénāḥ ǁ
Lodate il famoso, che siede sul trono elevato, il giovane che [trafigge] come una bestia selvaggia, il Potente!
Abbi pietà del cantore, o Rudra! Che le tue schiere abbattano un altro che non sia noi!

e se è il medico delle mandrie, ne è anche il distruttore, come prova il verso VI, 28, 7 indirizzato alle vacche: “Che il dardo di Rudra vi risparmi!”

prajā́vatīḥ sūyávasam riśántīḥ śuddhā́ apáḥ suprapāṇé píbantīḥ ǀ
mā́ vaḥ stená īśata mā́gháśaṃsaḥ pári vo hetī́ rudrásya vṛjyāḥ ǁ
Ricchi di discendenza, pascolando in buoni pascoli, bevendo acqua pura da buone fonti —
nessun ladro, né chi parla male, dovrebbe avere potere su di voi. Il dardo di Rudra vi risparmi.

Riservo per citarle al capitolo II, dove tratterò delle relazioni dei dei sovrani e dei dei padri con i loro supplicanti, le formule di deprecazione che costituiscono una buona parte dei tre inni indirizzati interamente a Rudra. Rimangono tuttavia per noi l’indicazione più chiara del ruolo attribuito primitivamente a questo dio nei fenomeni naturali. La sua azione deve essere stata talvolta considerata altrettanto malvagia di quella che oggi esercita sulla vita umana. Custode del Soma, ne è stato il custode avaro. Così si completa la somiglianza già segnalata tra Rudra e Kṛśānu. Poiché il flusso del Soma celeste è legato a quello delle acque, potremmo aspettarci di vedere queste acque a volte rilasciate e a volte trattenute da Rudra. Ora, se secondo il verso X, 92, 5, è effettivamente attraverso di lui che i fiumi scorrono,

prá rudréṇa yayínā yanti síndhavastiró mahī́marámatim dadhanvire ǀ
yébhiḥ párijmā pariyánnurú jráyo ví róruvajjaṭháre víśvamukṣáte ǁ
Con l’impetuoso Rudra scorrono i fiumi, superando il grande Aramati,
con i quali il vento viaggiatore, compiendo il suo ampio giro, ruggendo nel ventre e bagnando tutto.

d’altra parte, l’epiteto virudra dato al flusso prasravana menzionato nel verso I, 180, 8, sembra indicare che questo flusso avviene in contrasto con la volontà di Rudra.

yuvā́m ciddhí ṣmāśvināvánu dyū́nvírudrasya prasrávaṇasya sātáu ǀ
agástyo narā́m nṛ́ṣu práśastaḥ kā́rādhunīva citayatsahásraiḥ ǁ
Perché a voi (egli offrì) ogni giorno, o Asvini, quando vinse l’offerta di bevanda (?) senza i figli di Rudra (?).
Agastya, che tra gli uomini è il più lodato degli uomini, si distingue come … attraverso migliaia.

Abbiamo sottolineato, nella prima parte di questa sezione, che l’arciere che gioca un ruolo analogo a quello attribuito a Kṛśānu nel verso I, 71, 5 non sembra distinto dal padre menzionato nello stesso verso.

mahé yátpitrá īm rásam divé káráva tsaratpṛśanyáścikitvā́n ǀ
sṛjádástā dhṛṣatā́ didyúmasmai svā́yām devó duhitári tvíṣim dhāt ǁ
Dopo aver preparato il seme per il grande padre Cielo, si avvicinò furtivamente, avendo notato le lusinghe d’amore.
L’arciere lanciò audacemente il suo dardo su di lui. Il dio compì il suo desiderio sulla propria figlia.

Ora, Rudra è indiscutibilmente una forma del padre celeste. Riceve nel verso VI, 49, 10 il titolo di “padre del mondo”.

bhúvanasya pitáram gīrbhírābhī́ rudrám dívā vardháyā rudrámaktáu ǀ
bṛhántamṛṣvámajáram suṣumnámṛ́dhagghuvema kavíneṣitā́saḥ ǁ
Rudra, il padre del mondo, glorifichiamo di giorno con queste parole di lode , Rudra di notte!
Vogliamo invocare correttamente l’alto, sublime, eterno, benevolo (dio), ispirati dal saggio.

Di solito però la sua paternità è definita più strettamente, e gli vengono attribuiti come figli i Marut, chiamati con il suo nome Rudra e anche Rudriya. Diversi passi lo nominano esplicitamente loro padre I, 114, 6 e 9; II, 33, 1, o nominano questi ultimi suoi figli I,64,12; 85,1; V,42,15; VI,50,4; 66,11; VIII,20,17, o ancora li designano con le espressioni seguenti: “Marut di Rudra” V,59,8, “maschi di Rudra” 1,64,2; VII, 56, 1, “di nascita sconosciuta”, (ibid 2), “figli generosi (liberali) di Rudra” VII, 58, 5.

Nel verso I, 71, 5, il padre che sembra essere identificato con l’arciere malvagio, riceve, come ho detto citando questo passaggio per la prima volta, il nome di cielo. Ora, i Marut sono anche chiamati figli del cielo X, 77, 2, gli eroi del cielo I, 64, 4; V, 54, 10, (cf. 11,36, 2, cf. anche svarnaraḥ. V, 54, 10), i maschi del cielo III, 54, 13 ; V, 59, 6, e in uno dei passaggi dove sono chiamati i maschi di Rudra, si dice anche che sono nati dal cielo I, 64, 2, Si potrebbe essere tentati di concludere da ciò che la figura mitologica di Rudra rappresenta semplicemente il cielo considerato come padre.

Tuttavia, Rudra è esplicitamente distinto dal cielo, non solo nell’enumerazione del verso I, 129, 3,

dasmó hí ṣmā vṛ́ṣaṇam pínvasi tvácam kám cidyāvīrarárum śūra mártyam parivṛṇákṣi mártyam ǀ
índrotá túbhyam táddivé tádrudrā́ya sváyaśase ǀ
mitrā́ya vocam váruṇāya sapráthaḥ sumṛḷīkā́ya sapráthaḥ
Perché tu, il Maestro, fai gonfiare il budello come un toro.
Possa tu, valoroso, allontanare ogni mortale ostile , superando i mortali.
Lo dico a te, Indra, così come al cielo (e) al Rudra che si fa valere, a Mitra, a Varuṇa, al misericordioso.

ma ciò che è più caratteristico, nell’espressione “Asura del cielo” che lo designa al verso 6 dell’inno II, 1, dove Agni gli è d’altra parte identificato come lo è successivamente nello stesso inno a tutti gli altri dei,

tvámagne rudró ásuro mahó divástvám śárdho mā́rutam pṛkṣá īśiṣe ǀ
tvám vā́tairaruṇáiryāsi śaṃgayástvám pūṣā́ vidhatáḥ pāsi nú tmánā ǁ
Tu, Agni, sei Rudra, l’asura del grande cielo; come esercito dei Marut possiedi la forza.
Ti muovi con i venti (rossastri), portando la salvezza alle famiglie; come Puṣan in persona proteggi i devoti.

e al verso V, 41, 3 (cf. 2).

ā́ vām yéṣṭhāśvinā huvádhyai vā́tasya pátmanráthyasya puṣṭáu ǀ
utá vā divó ásurāya mánma prā́ndhāṃsīva yájyave bharadhvam ǁ
Voi, Aśvin, voglio invocare, che venite prontamente volando nel vento, pienamente equipaggiati con i finimenti del carro.
Oppure offrite all’ Asura [Signore] del cielo, il sacrificatore, una poesia così come la bevanda di Soma!.

Questa espressione si ritrova ai versi I, 122, 1 ; VIII, 20, 17 ; X, 92, 6, dove le due parole essendo al genitivo nella formula “figli” o “aquile dell’Asura del cielo” o “di Rudra, l’Asura del cielo”, si sarebbe potuti essere tentati di tradurre “del cielo Asura” (cf. I, 131, 1), se l’esempio dei versi II, 1,6 e V, 41, 3 dove la parola cielo è sola al genitivo non mettesse la nostra interpretazione fuori di dubbio. Rudra riceve anche d’altronde l’appellativo, quasi equivalente, di “Asura divino” V, 42, 11.

támu ṣṭuhi yáḥ sviṣúḥ sudhánvā yó víśvasya kṣáyati bheṣajásya ǀ
yákṣvā mahé saumanasā́ya rudrám námobhirdevámásuram duvasya ǁ
Loda colui che ha buone frecce e un buon arco, che comanda su ogni rimedio.
Chiedi a Rudra una grande benevolenza, onora il dio, l’Asura, con riverenze!

Citiamo ancora a proposito di questo termine di Asura il verso II, 33, 9 dove si dice che il potere di Asura (asurya) non sarà tolto a Rudra che è il padrone del mondo,

sthirébhiráṅgaiḥ pururū́pa ugró babhrúḥ śukrébhiḥ pipiśe híraṇyaiḥ ǀ
ī́śānādasyá bhúvanasya bhū́rerná vā́ u yoṣadrudrā́dasuryám ǁ
Con membra salde e variopinte, il possente rosso-bruno si è adornato di gioielli d’oro splendente.
Dal sovrano di questo grande mondo, da Rudra, la dignità degli Asura non si separa mai.

e il verso VI, 74, 1 che attribuisce lo stesso potere a Rudra accompagnato da Soma.

sómārudrā dhāráyethāmasuryám prá vāmiṣṭáyó’ramaśnuvantu ǀ
dámedame saptá rátnā dádhānā śám no bhūtam dvipáde śám cátuṣpade ǁ
Soma e Rudra! Mantenete salda la vostra dignità di Asura!
Che i nostri desideri vi raggiungano al momento giusto.
Portate in ogni casa i sette gioielli e siate benefici per i nostri bipedi e quadrupedi!

Si sostiene che l’Asura del cielo potrebbe essere distinto dal cielo stesso solo nel modo in cui il dio, che presiede al corso del sole, è distinto dall’astro. In tal caso, tuttavia, prenderebbe in prestito dal cielo stesso tutti gli attributi che compongono la sua figura mitologica. Ma non credo che si possa sostenere questo ultimo punto.

Innanzitutto, la femmina di un dio che rappresenta il cielo dovrebbe rappresentare la terra, e nessuno assegnerà questo significato alla femmina di Rudra. Questa femmina è Pṛśni che, non solo è considerata la madre dei Marut, ma è nominata in diversi versi con il loro padre Rudra. Rudra li ha generati nel grembo luminoso di Pṛśni II, 34, 2.

dyā́vo ná stṛ́bhiścitayanta khādíno vyábhríyā ná dyutayanta vṛṣṭáyaḥ ǀ
rudró yádvo maruto rukmavakṣaso vṛ́ṣā́jani pṛ́śnyāḥ śukrá ū́dhani ǁ
Così come i cieli attraverso le stelle, così i portatori di fermagli attirano l’attenzione; brillano come i temporali di fulmini, quando voi, Marut, con gli ornamenti d’oro sul petto, siete stati generati dal toro Rudra nel chiaro seno di Pṛṣni.

Rudra è il loro giovane padre, e la brillante Pṛśni è per loro “buona nutrice” V, 60, 5.

ajyeṣṭhā́so ákaniṣṭhāsa eté sám bhrā́taro vāvṛdhuḥ sáubhagāya ǀ
yúvā pitā́ svápā rudrá eṣām sudúghā pṛ́śniḥ sudínā marúdbhyaḥ ǁ
Senza il maggiore, senza il minore, questi fratelli sono cresciuti fortunatamente insieme.
Il loro giovane e abile padre , Rudra, e la buon latte di Pṛṣni (hanno) regalato bei giorni ai Marut.

Sono i figli generosi di Rudra, ed è Pṛśni che ha formato un feto per il potente VI, 66, 3. Ai poeti che li interrogavano sulla loro origine (cf. V, 53, 1) i Marut hanno risposto nominando come loro madre la vacca Pṛśni, e come loro padre l’impetuoso Rudra V, 52, 16.

Ho già indicato in precedenza il legame che il ruolo giocato dai Marut nel mito di Parjanya suggerisce abbastanza naturalmente tra questo dio e Rudra. Il cavallo maschio che i Marut fanno urinare I, 64, 6, il brillante (aruṣa) dal quale fanno scorrere “le gocce” 1, 85, 5, potrebbe rappresentare Rudra loro padre così come Parjanya, cf. V, 83, 6. Il primo aspetto si accorderebbe bene con l’epiteto mīdhvas più volte attribuito a Rudra, sia sotto forma di positivo I, 114, 3; 122, 1; II, 33, 14; V, 41, 2; VI, 66, 3, sia sotto forma di superlativo I, 43, 1.

I, 114, 3

aśyā́ma te sumatím devayajyáyā kṣayádvīrasya táva rudra mīḍhvaḥ ǀ
sumnāyánnídvíśo asmā́kamā́ carā́riṣṭavīrā juhavāma te havíḥ ǁ
Vorremmo ottenere attraverso l’adorazione la tua grazia, o gratificante Rudra, signore degli uomini.
Vieni benevolmente alle nostre dimore. Con uomini sani, vorremmo offrirti sacrifici.

I, 43, 1

kádrudrā́ya prácetase mīḷhúṣṭamāya távyase ǀ
vocéma śáṃtamam hṛdé ǁ
Cosa dovremmo dire a Rudra, il Saggio, il più gratificante,
il più forte, che più di tutto piaccia al suo cuore?

Se ha finito per esprimere in modo generale la liberalità degli dei, implica per il suo senso etimologico l’assimilazione dei loro benefici all’urina di un cavallo celeste.

Da notare anche che l’epiteto aruṣa designa Rudra nella locuzione “figli del grande brillante” III, 31, 3, se questa stessa designa i Marut. Dal paragone di Parjanya e Rudra si potrebbe dedurre un’assimilazione di quest’ultimo alla nuvola.

D’altra parte, si dice nel verso I, 134, 4 che i Marut sono stati generati da Vāyu, il vento, dalle viscere del cielo, considerato qui, a quanto sembra, come femmina (cf. ibid., 9). Ma l’assimilazione dei Marut stessi ai venti potrebbe aver suggerito a un ṛṣi l’idea di dare loro il vento come padre, senza che ciò significhi che Rudra stesso sia stato considerato rappresentante del vento. Non sembra nemmeno che si possa sostenere una identificazione di Rudra e del vento sul raffronto dei due nomi nel verso X, 169,1.

In conclusione, Rudra potrebbe aver rappresentato, come molte altre forme del padre celeste, talvolta il cielo, talvolta la nuvola. Tuttavia, dobbiamo aggiungere che ha anche, come la maggior parte di queste forme, attributi che sembrano presi in prestito da Agni. A questo proposito possiamo citare l’epiteto babhru “rosso bruno” II, 33, 5; 8, 9 e 15,

II, 33, 5

hávīmabhirhávate yó havírbhiráva stómebhī rudrám diṣīya ǀ
ṛdūdáraḥ suhávo mā́ no asyái babhrúḥ suśípro rīradhanmanā́yai ǁ5
Chi lo invoca con suppliche, con offerte sacrificali (pensando:) vorrei placare Rudra con inni di lode -
a un tale sospetto possa il misericordioso(?), facilmente invocabile, rosso-bruno (Rudra) con labbra belle non esporci.

II, 33, 9

sthirébhiráṅgaiḥ pururū́pa ugró babhrúḥ śukrébhiḥ pipiśe híraṇyaiḥ ǀ
ī́śānādasyá bhúvanasya bhū́rerná vā́ u yoṣadrudrā́dasuryám ǁ9
Con membra salde e variopinte, il possente rosso-bruno si è adornato di gioielli d’oro splendente.
Dal sovrano di questo grande mondo, da Rudra, la dignità degli Asura non si separa mai.

quello di “bruciante” II, 33, 8, i nomi di “cinghiale del cielo” I, 114, 5, di “bestia terribile” II, 33, 11, che suggeriscono soprattutto l’idea del fulmine, così come l’epiteto kapardin “che ha un ciuffo” I, 114, 1 e 5, il ciuffo essendo la nuvola che avvolge l’Agni celeste.

I, 114, 1

imā́ rudrā́ya taváse kapardíne kṣayádvīrāya prá bharāmahe matī́ḥ ǀ
yáthā śámásaddvipáde cátuṣpade víśvam puṣṭám grā́me asmínnanāturám ǁ
Offriamo questi (pii) pensieri al forte Rudra, il sovrano degli uomini con i capelli sciolti,
affinché i bipedi e i quadrupedi possano stare bene e tutti gli allevamenti in questo villaggio siano sani.

Tuttavia, quest’ultimo termine potrebbe anche fare riferimento alla pettinatura dei sacerdoti, Rudra essendo come Agni (I, 96, 3) chiamato colui che compie il sacrificio I, 114, 4, il maestro del canto I, 43, 4.

È anche paragonato al sole I, 43, 5.

yáḥ śukrá iva sū́ryo híraṇyamiva rócate ǀ
śréṣṭho devā́nām vásuḥ ǁ
Che brilla come il sole luminoso, come l’oro,
il migliore degli dei, quello buono.

Infine l’epiteto tryambaka “che ha tre madri”, con il quale sembra essere designato alla fine (verso 12) dell’inno VII, 59 ai Marut, lo assimila decisamente all’Agni dei tre mondi.

tryáṃbakaṃ yajāmahe sugáṃdhiṃ puṣṭivárdhanaṃ ǀ
urvārukámiva báṃdhanānmṛtyórmukṣīya mā́mṛtāt ǁ
Offriamo sacrifici a Tryambaka, il profumato, che aumenta il benessere.
Come una zucca dal gambo, così vorrei liberarmi dalla morte, non dall’immortalità.

D’altra parte Agni, non solo è identificato a Rudra come a tutti gli altri dei nell’inno II, 1 (verso 6), ma riceve egli stesso il nome di Rudra III, 2, 5, cf. I, 27, 10; VIII, 61, 3, in particolare in un passaggio dove la menzione dei Marut suggerisce naturalmente l’idea del loro padre V, 3, 3, e in un altro dove il sacerdote invita i suoi compagni a meritare il favore di Agni-Rudra “prima di un colpo di tuono inaspettato” IV, 3, 1; l’allusione al dio terribile il cui dardo minaccia uomini e greggi sembra qui chiara quanto possibile.

Il mito dei Marut, che mette fuori di dubbio la qualità di dio padre attribuita a Rudra, fa anche risaltare vivamente l’opposizione di questo personaggio e di quello di Indra. Infatti Indra non è in una relazione meno stretta con i Marut di Rudra stesso. Questi dei sono i suoi alleati; gli prestano aiuto nei combattimenti che sostiene contro i demoni e generalmente contro i nemici dei suoi supplicanti. Assimilati a sacrificatori, offrono a Indra il Soma celeste e lo esortano con i loro canti. Ma Indra non è mai considerato come loro padre. Al contrario, Rudra non è mai associato alle imprese guerriere dei Marut. Non entra mai in lotta con i demoni. Il contrasto del suo carattere e di quello di Indra è così marcato nel mito dei Marut, in un modo puramente negativo, è vero, ma non per questo meno significativo. Aggiungiamo che la qualifica di fratelli di Indra, presa dai Marut I, 170, 2, permetterebbe forse di considerare Rudra, non solo come una delle forme del padre in generale, ma come una delle forme del padre di Indra.

La formula del verso II, 33, 12 “L’infante, o Rudra, si è inchinato lodandoti davanti al padre che si avvicina”, che segue e precede altri versi in cui Rudra è rappresentato sotto il suo aspetto temibile, ricorderebbe, se dovesse essere applicata ad Agni o a Soma, coloro che mostrano questi dei impegnati a deviare l’ira del malvagio padre. (Vedere sezione VI alla fine.)

Prima di concludere questa sezione, notiamo ancora che i Marut partecipano in una certa misura del carattere di loro padre Rudra. Così sono come lui dei dei rimedi V, 53, 14; VIII, 20, 23 e 25, cf. 26. Il padre e i figli sono associati in queste funzioni al verso II, 33, 13: “I vostri rimedi brillanti, o Marut, i vostri rimedi beneficenti, o tori, calmanti, che il nostro padre Manu ha desiderato, il beneficio e la benedizione di Rudra, ecco ciò che chiedo.” È anche senza dubbio dal loro padre Rudra che hanno ottenuto l’attributo dell’arco e delle frecce I, 64, 10; V, 57, 2. Ma ciò che ci interessa soprattutto qui, è che, come il loro padre, appaiono talvolta temibili, persino per i loro supplicanti. Hanno un aspetto terribile V, 56, 2, cf. VII, 58, e i loro cuori sono irritabili VII, 56, 8. Rimando d’altronde al capitolo II, come per Rudra stesso, le principali formule di deprecazione che sono rivolte a loro. Vedremo nella sezione IX del presente capitolo, dedicata agli Adityas, che i Marut o Rudras sono spesso assimilati a questi dei; l’autore del verso VIII 90, 15, gli attribuisce addirittura esplicitamente Aditi come madre, e al verso IX, 73, 7, svolgono come gli Adityas il ruolo di spie celesti.

Questo carattere ambiguo dei Marut, esclusivamente benevoli come alleati di Indra, ma alternativamente benevoli e malevoli come partecipanti del carattere del loro padre Rudra, può servire a spiegare i passaggi in cui i loro rapporti con Indra diventano ostili. Nel verso VIII, 7, 31, si dice solo che i Marut hanno abbandonato Indra, e il verso I, 165, 6, fa forse riferimento alla stessa forma del mito (cf. ancora VIII, 85, 7). Il verso VIII, 12, 29 sembra già più significativo. Vediamo i Marut sottomettersi a Indra, e questa sottomissione sembra suscettibile della stessa interpretazione che proporremo più avanti (sezione VIII) per quella degli dei in generale, e in particolare degli antichi dei. Infine il verso I, 170, 2, fa riferimento a una lotta effettiva tra Indra e i Marut: “Perché vuoi ucciderci, o Indra?” gli dicono questi, “I Marut sono tuoi fratelli”, e più avanti, “Non colpirci nel combattimento.”

Così, se Indra non entra in lotta con Rudra stesso, come vedremo subito che fa con un’altra forma del padre, Tvaṣtri, minaccia almeno talvolta i figli di Rudra, che sfuggono ai suoi colpi solo riconoscendo la sua supremazia.