tripurāntaka śiva

Published: Oct 4, 2020 by

tripurātaka śiva

L’immagine rappresenta tripurāntakaśiva mūrti – l’aspetto terrificante di śiva (ghora, ghoratara) quando, come rudra, dà sfogo alla sua manyu (collera benefica).

Questa mūrti rappresenta śiva nella sua posizione di danza tripūrantaka, seppur mescolata con elementi della danza tāṇḍava, infuocata e accompagnata da un suono devastante.

om tripurāntakāya namaḥ - namaḥ al distruttore delle tre città fortificate (degli asura).

Dal Sani: tripura, triplice fortificazione, costruita da maya per gli asura con oro, argento e ferro, nel cielo, nell’aria e sulla terra e incenerita da śiva.

In una mano tiene le fiamme del fuoco, in un’altra un tamburo. Tradizionalmente śiva viene rappresentato con quattro mani. Qui le braccia sono otto, a significare la moltiplicazione del movimento per raggiungere la grandezza cosmica. Nelle altre mani tiene un uccello, un cavallo e un toro e porta in vita un pesce: acqua, cielo e terra, per simboleggiare la partecipazione cosmica alla sua danza.

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vānaprastha
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van- , vb. cl. 1, piacere, amare, sperare, desiderare; ottenere, acquisire; conquistare, vincere;

liṅgam
liṅgam

“Generalmente la centralità nei templi dedicati al Dio spetta al liṅga. Esiste una molteplicità di liṅga. Rappresentazione della potenza allo stato puro prima e nonostante la manifestazione, il liṅga è l’emblema per eccellenza di śiva, esso rappresenta parzialmente l’energia sessuale e la procreazione, ma è soprattutto potenza distruttrice: se il liṅga, a causa di una maledizione, si stacca dal corpo di śiva e cade a terra l’universo si spegne o comincia bruciare ogni cosa, finché non viene posta nella yoni di parvatī ove la sua forza distruttrice si placa; la yoni rappresenta la base su cui il liṅga è istallato, simbolo della śakti con la quale il Dio è perennemente unito. Nei pancamukha-liṅga (liṅga con cinque volti) ci sono in realtà quattro volti, il quinto è il liṅga come forma trascendente di śiva. Nei sancta sanctorum dei templi i la mūrti che si incontra più frequentemente non è una vera e propria mūrti, bensì il liṅga che prima di essere un oggetto concreto di culto è il segno di una Realtà sottile che permea tutte le cose: “il liṅga è nel fuoco per coloro che si dedicano ai riti, nell’acqua, nel cielo, nel sole per gli uomini saggi, nel legno e in altri materiali solo per gli sciocchi; ma per gli yogin è nel proprio cuore. (īśvara-gītā, Il Canto del Signore [śiva]). Gli śivaliṅga sono infiniti, dice lo śiva-purāṇa, e l’intero universo è fatto di liṅga giacché tutto è forma di śiva e null’altro esiste realmente; il liṅga in altre parole è il brahman (īśvra-gītā 10, 1 e 3).”