rudra namakam 1 - paspaśa



Riassunto del primo anuvāka:
Saluto a rudra : Il testo inizia con un saluto a rudra, un aspetto di śiva, riconoscendo la sua potenza e onnipresenza (“namaḥ” [NA1-1]). Questo verso non è presente nel KYV, ma viene recitato per tradizione.
Potere Distruttivo e Benevolenza: Viene descritta la natura distruttiva di rudra (śivatamā [NA1-2]), che è anche una forza purificatrice (apāpakāśinī [NA1-3]).
Preghiera per la Protezione: I devoti chiedono a rudra di usare il suo potere per proteggere e non danneggiare ( higmsīḥ [NA1-4]), invocando pace e benedizione (sumanā [NA1-5]).
Onnipresenza di rudra : rudra è descritto come il medico divino (daivyo bhiṣak [NA1-6]) e onnipresente in diverse forme (tāmro, aruṇa, babhruḥ [NA1-7]).
Forme di rudra: rudra è lodato nelle sue diverse manifestazioni, come “nīlagrīva” (collo blu) e “vilohita” (rosso) ([NA1-8]-[NA1-9]).
Disarmo e Benedizione : Viene chiesto a rudra di abbassare il suo arco e di essere benevolo (sumanā bhava [NA1-11]).
Richiesta di Protezione: I fedeli chiedono protezione dalle frecce di rudra, simbolo delle sofferenze terrene (viśalyo [NA1-12], paribbhuja [NA1-13]).
Omaggio a rudra: Viene espresso rispetto per le armi di rudra e si chiede protezione contro tutti i pericoli (vṛṇaktu viśvataḥ [NA1-15]).
Conclusione con lodi a śiva: L’anuvāka si conclude con una lode a śiva, menzionando i suoi diversi aspetti e titoli,
come “mahādeva”, “tryambaka”, e “mṛtyuñjaya” ([NA1-16]).
Questo śloka non fa parte del KYV, ma viene recitato per tradizione.

Questo anuvāka mescola richieste di protezione e benedizione
con lodi alla maestosità e alle diverse forme di rudra/śiva, riflettendo la dualità della sua natura sia distruttiva che benefica.

Introduzione di Rajagopala Aiyar:
Il primo anuvāka, composto da 15 ṛk, può essere definito come l’“anuvāka del terrore e della supplica per la distruzione dei peccati che ostacolano la discesa della grazia divina e per l’illuminazione”.
Colpito dalla terribile vista della morte e della distruzione nella collera, il devoto realizza che Rudra è giustamente arrabbiato a causa dei suoi peccati e si prostra umilmente davanti alla figura vendicatrice. (ṛk 1)
Rudra e le sue armi si placano immediatamente. Il devoto prega Rudra di proteggerlo con quelle stesse armi e mṛdaya - ‘renderlo felice’, una parola che incontriamo spesso nel Rudram, che significa felicità in questo e nel prossimo mondo. (ṛk 2)
Il terzo ṛk è il corrispettivo del sacro gāyatrī e può essere chiamato il “rudra gāyatrī”. Dio ha due forme: quella ghora, che è rudram - spaventosa finché l’uomo è in uno stato di ajñāna o ignoranza, quando l’universo è un enigma per lui, quando non conosce se stesso, il mondo o Dio. L’altra è descritta nel mandūkya upaniṣad: “Il quarto stato trascendente che è śivam - benefico e pacifico”. “Quella forma tua, Rudra! che è benefica e non dannosa, con quella forma benefica irradiami e illumina me” questo è il rudra gāyatrī. (3)
La base di tutte le preghiere nel mondo è un appello a Dio per illuminare i sentieri oscuri e incerti dell’uomo nella vita e per illuminare i suoi passi e guidarlo (4).
Dio è śiva - benefico, e se invocato con śivena vacasa - discorso benevolo, risponderà e risolverà l’enigma del mondo; farà vedere al suo devoto il mondo con il terzo occhio spirituale sulla fronte come Lui stesso. L’uomo vedrà allora l’universo ayakṣmam - libero dal male e dalla miseria e sumana asat - amichevole e amorevole verso di Lui (5).

Nel ṛk 6 il devoto prega che Rudra possa intercedere presso gli altri dèi a suo favore e distruggere i suoi nemici esterni e interni. Il culto vedico si concentra sul sole che dà la vita e Rudra, che è in realtà oltre la comprensione dei sensi e della mente, è reso una pratyakṣa devatā - una divinità manifesta identificandolo con il glorioso sole. Goethe ha affermato che il sole è il miglior rappresentante di Dio. Il rudram promuove l’upāsana di Rudra contemplandolo nel sole, come fa il saṃdhyāvandanam, la preghiera quotidiana degli Indù. A Rudra e ai suoi attendenti si chiede di allontanare le loro armi, di smussarne le punte e di tenerle fuori dalla vista.

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