śrī rudram

rudra namakam anuvāka 2 - ṛk 4



namo babhluśāya vivyādhine’nnānāṃ pataye namo |
| namaḥ | babhluśāya | vivyādhine | annānām | pataye | namaḥ |

Omaggio (namaḥ) al brunastro (babhluśāya), al feritore (vivyādhine), al Signore (pataye) del cibo (annānām), omaggio (namaḥ) |
Omaggio al brunastro, a Colui che ferisce perforando, al Signore del cibo, omaggio 

traduzione di Rajagopala Aiyar Omaggio a Colui che cavalca il toro; a Colui che penetra acutamente, al signore del cibo, omaggio.

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1. sāyaṇācāryabhāṣyam
bibharti rudramiti babhrurvṛṣabhaḥ sa eva babhlū raḻayorbhedābhāvaḥ ।
tasmin śete tiṣṭhatīti babhluśaḥ sa ca vidveṣiṇāṃ viśeṣeṇa vidhyatīti vivyādhī tathāvidhāya vivyādhine namo 'stu ।
yaśca-annānāṃ pālako rudrastasmai namo 'stu ।
Colui che porta (bibharti) Rudra è "babhru", marrone, il toro (vṛṣabha, nandī).
Quello (saḥ eva) [il toro] è "babhlū" solo perché qui non c'è differenza (bhedābhāvaḥ) tra "ra" e " la" (ralayoḥ).
Colui (tasmin) che riposa (śete) o cavalca (tiṣṭhati iti) su quel [babhlū] è chiamato 'babhluśa' (babhluśaḥ). In questo modo (tathāvidhāya) egli (sa ca) trafigge (vidhyati iti) in modo eccellente (viśeṣeṇa) anche i nemici, coloro che odiano (vidveṣiṇāṃ). Saluti (namo 'stu) a Colui che infligge ferite (vivyādhine).
E (ca) a Colui (yaḥ) che è il Custode (pālako) dei cibi (annānām), a Rudra, a Quello (tasmai) un saluto sia (namo astu).

3. Rajagopala Aiyar
Questo Yajus evidenzia la connessione di Rudra con il dharma. Il vāhana (cavalcatura, veicolo) di Rudra è il ṛṣabha (toro), che rappresenta il dharma.
Attraverso le pratiche del vaidika dharma, quali i sacrifici, il puṇya (merito) ascende verso il sole. Quest'ultimo, assorbendo le acque, le restituisce poi come piogge, che a loro volta permettono ai raccolti di crescere e sostengono la vita sulla Terra. Questo ciclo è conosciuto come il dharma cakra, il cerchio del dharma, su cui si fonda il movimento del mondo, ed è descritto nei testi di Manu e nella bhagavad gītā.
babluśa ha due significatiha due significati: il toro menzionato sopra, e il colore rosso-giallastro. Il colore del quarto dei pañcabrahma (v. nota 1 NA 1, ṛk 2) è bhabru o rosso-giallastro, marrone.
annānām pathaye:
(a) Rudra è il Signore dei cibi, di ogni tipo di vegetazione, attraverso il ciclo del dharma cakra sopra descritto. (b) Sāyaṇa: protettore dei vari tipi di cibo.
Bhāskara: vari tipi di vegetazione adatti ad essere mangiati.
A. Śaṅkara: quattro tipi di cibo - masticato, bevuto, leccato e succhiato.
vivyādhine: mentre Rudra nutre i buoni e i meritevoli fornendo loro cose da mangiare, lo stesso cibo e acqua si trasformano in acute frecce di malattia con cui affliggere i peccatori e coloro che violano le Sue leggi.

Note del curatore:
  1. I vāhana sono le montature o i veicoli divini su cui cavalcano gli dèi e le dee. Ogni divinità ha il proprio vāhana specifico, che non solo serve come mezzo di trasporto, ma simboleggia anche attributi, poteri e aspetti del carattere della divinità stessa. Questi veicoli sono spesso animali o creature mitiche, ciascuno con un profondo significato simbolico e mitologico.
    I vāhana non sono solo compagni delle divinità, ma sono anche oggetto di venerazione e hanno il loro posto nei rituali e nella iconografia religiosa.
    La relazione tra una divinità e il suo vāhana sottolinea l'interdipendenza tra tutti gli esseri viventi e il mondo naturale, riflettendo la visione dell'universo come un'entità interconnessa e sacra.
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  2. Il termine vaidika dharma si riferisce all'insieme di doveri, credenze, pratiche religiose e modi di vita prescritti dai veda, le antiche scritture sacre dell'induismo. vaidika deriva da veda, indicando ciò che è relativo ai veda, mentre dharma si traduce generalmente come legge, dovere, giustizia, morale, o religione. Quindi, il vaidika dharma rappresenta la legge o la religione come rivelata nei veda.
    Un aspetto centrale del vaidika dharma è l'enfasi sui rituali (yajña), che sono compiuti per mantenere l'ordine cosmico, propiziare le divinità e assicurare il benessere materiale e spirituale degli individui e della società.
    Oltre alle pratiche rituali, il vaidika dharma pone enfasi sulla conoscenza (jñāna) e sulla realizzazione spirituale come mezzi per raggiungere mokṣa (liberazione dall'ignoranza e dal ciclo delle rinascite, saṃsāra).
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  3. Il concetto di dharma cakra può essere interpretato come il ciclo perpetuo del dharma, che sostiene l'ordine e l'equilibrio dell'universo. Il dharma, in questo contesto, si riferisce ai doveri etici, alle responsabilità morali e all'ordine cosmico che ogni individuo dovrebbe seguire per mantenere l'armonia nella società e nell'universo. Il simbolo della ruota può rappresentare la natura ciclica del tempo, del karma e della rinascita, sottolineando l'importanza di vivere in accordo con il dharma per raggiungere il mokṣa (liberazione) o un'esistenza più favorevole in future rinascite.
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  4. Non ho trovato riscontro in nessun dizionario riguardo alla parola babhluśa come sinonimo di "toro". Tuttavia, nella vasta e variegata tradizione letteraria e mitologica indù, non è insolito che termini e nomi abbiano più di un significato o siano usati in modi simbolici o allegorici in diversi contesti. È possibile che in alcuni testi o interpretazioni particolari, babhluśa sia stato usato in modo simbolico o allegorico per riferirsi a un toro, specialmente in contesti dove il colore o le qualità associate al termine hanno un significato particolare relativo al toro.
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La recitazione è dei Challakere Brothers.
Su www.saiveda.net il tutorial per la recitazione: tutorial

namaḥ, nom. sg. di namas-, saluto reverenziale, omaggio;

  • namas-, sn. nom., inchino, riverenza, omaggio, adorazione (con atti o parole), adorazione, rispettosa obbedienza; inchino, l’inchino a mani giunte dedicando, con l’unione delle dieci dita, i dieci sensi alla divinità. È il simbolo esteriore dell’abbandono interiore.
  • √nam-, vb. cl. 1 P., curvare, piegare, cedere a, sottomettersi o piegarsi; dare, concedere, donare; arrendersi, sottomettersi

babhluśāya, agg. m., dat. , sg. di babhluśa-, al brunastro.

  • babhluśa-, agg. brunastro (VS; MaitrS).
  • babhru-, agg. 1. marrone intenso, marrone rossiccio, bruno fulvo (RV);

vivyādhine-, agg. dat. sg. m. di vivyādhin-, a Colui che inchioda (che ferisce)

  • vivyādhin-,agg. che fora, che inchioda, (AV).
  • vivyadh-, vb. cl. 4, forare attraverso, inchiodare.
  • vi- Il prefisso vi- può anche assumere il significato di “verso”, “in”, o “dentro”, a seconda del contesto e della radice verbale o del sostantivo a cui è collegato. vi- può indicare la direzione o il movimento verso qualcosa o all’interno di qualcosa. In questo caso con il prefisso vi-, il termine può assumere il significato di “perforare in modo specifico” o “ferire in un certo modo”, indicando un’azione che si dirige verso o all’interno di qualcosa.
  • -mat, il suffisso -mat è un affisso aggettivale che viene aggiunto alla radice di una parola per formare un aggettivo. Questo suffisso è utilizzato per indicare la presenza, la possidenza o la dotazione di una qualità specifica indicata dalla radice della parola a cui è aggiunto. In altre parole, trasforma un sostantivo o una radice verbale in un aggettivo che descrive qualcosa o qualcuno che possiede o è caratterizzato da una certa qualità o attributo. Viene spesso usato, come in questo caso, in nomi propri e nella terminologia filosofica. In questo caso, per esempio, tviṣīmat (luminoso) è un attributo che esalta un aspetto di Rudra.

annānām, sm. gen. pl. di anna-, del cibo.

  • anna-, sn. 1. cibo, vitto, specie riso bollito; 2. cibo nel senso mistico (i.e. la più bassa forma in cui si manifesta lo Spirito Supremo)
  • √ad--, vb. cl. 2, mangiare, consumare, divorare.




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